23.01.2013

Via libera della Ue alla Tobin Tax. Il Tesoro: incassi per un miliardo

  • Il Corriere della Sera

BRUXELLES — La versione europea dell’imposta ideata dall’economista James Tobin ottiene l’approvazione formale. I 27 ministri finanziari dell’Ecofin hanno dato il via libera ufficiale alla «cooperazione rafforzata» che consente a 11 Paesi membri di partire con l’introduzione della tassa sulle transazioni finanziarie senza attendere l’adesione degli altri. L’obiettivo di questa Tobin tax Ue, diversa dal modello originario (ideato per le operazioni valutarie), è di scoraggiare la speculazione finanziaria e di far contribuire anche le banche e i fondi d’investimento ai costi della crisi. Il commissario Ue per la Fiscalità, il lituano Algirdas Semeta, ha definito l’approvazione «una pietra miliare per le politiche di tassazione comunitarie». Il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schäuble ha confermato che «il settore finanziario deve partecipare in modo adeguato a sostenere il costo della crisi». Il ministro dell’Economia Vittorio Grilli ha ricordato che l’Italia ha già introdotto la Tobin tax a livello nazionale e si aspetta un introito annuale intorno al «miliardo di euro».
Semeta ha annunciato che dovrebbe presentare «entro febbraio» un nuovo testo con «variazioni minori» rispetto a quello iniziale della Commissione europea. Secondo la sua previsione, «se c’è la volontà politica», la tassa sulle transazioni finanziarie dovrebbe entrare in vigore «dall’inizio del 2014» negli 11 Paesi della «cooperazione rafforzata», che sono Germania, Francia, Italia, Spagna, Austria, Belgio, Grecia, Portogallo, Estonia, Slovacchia e Slovenia. Il ministro delle Finanze olandese Jeroen Dijsselbloem, neopresidente dell’eurogruppo, ha detto che il suo Paese in futuro potrebbe unirsi. Grilli ha affermato di aspettarsi l’adesione «di altri Stati». L’opposizione più netta è del Regno Unito, che difende gli interessi delle istituzioni finanziarie della City di Londra (dove si concentra il grosso delle attività speculative europee), appoggiato soprattutto dal governo liberista svedese, che ricorda il fallimento di una tassa simile in Svezia.
La Tobin tax verrebbe applicata a banche, società di investimento, assicurazioni e fondi speculativi quando almeno una delle parti della transazione risiede all’interno di uno degli 11 Paesi. Le imprese produttive e i privati sarebbero esentati. Azioni e obbligazioni subirebbero un prelievo dello 0,1%, che verrebbe ridotto allo 0,01% per i contratti sui prodotti derivati. In Italia attualmente la Tobin tax è fissata allo 0,12% sui mercati regolamentati e allo 0,22% per quelli Otc (Over the counter). I derivati pagano lo 0,1%, ma con un massimale legato all’importo della transazione. L’introduzione della tassa negli 11 Stati provocherebbe l’armonizzazione di quella italiana agli standard di Bruxelles. Semeta ha detto che l’aspettativa di introiti era stimata in circa «57 miliardi di euro l’anno» per tutti i 27 Paesi e che gli «11 aderenti rappresentano il 66% del Pil dell’Ue e il 90% di quello dell’eurozona». Una previsione tecnica ipotizza così circa «35 miliardi». Il governo francese, principale promotore della Tobin tax insieme alla Germania, prevede prudenzialmente «almeno 10 miliardi».
Il primo Ecofin del semestre con presidenza di turno irlandese ha ricevuto da Semeta anche una proposta per combattere l’evasione fiscale, stimata dal commissario «mille miliardi di euro nell’Ue», e soprattutto i paradisi fiscali. Ha poi discusso le richieste dell’Irlanda e del Portogallo di ottenere facilitazioni simili a quelle per la Grecia, come l’allungamento delle scadenze degli attuali prestiti di salvataggio. Entro marzo dovrebbe essere valutata anche la possibilità di affiancare, a un prestito precauzionale già previsto, l’acquisto di titoli di Stato da parte della Bce «per facilitare il ritorno sui mercati» dei due Paesi.