15.07.2016

Vestager: finora mai eccezioni al bail in

  • Il Sole 24 Ore

La commissaria alla concorrenza Margrethe Vestager ha lasciato intendere ieri che la situazione sui mercati non è tale da considerare a rischio la stabilità finanziaria. La presa di posizione, che conferma le sensazioni più recenti, è giunta mentre Roma e Bruxelles negoziano un piano di sostegno al settore bancario italiano che nelle speranze del Governo Renzi dovrebbe salvaguardare gli investitori, proprio per via della volatilità delle borse.
«Se vi sono rischi per la stabilità finanziaria, le regole sul bail-in (vale a dire il contributo privato al salvataggio bancario, ndr) e quelle sul burden sharing (ossia la condivisione dei costi da parte degli investitori al momento di un sostegno pubblico, ndr) prevedono eccezioni. A quel punto, è importante capire cosa sia l’instabilità finanziaria», ha detto la signora Vestager, rispondendo durante una conferenza stampa alla richiesta di un chiarimento sulle regole comunitarie.
«Finora nei casi (di ristrutturazioni bancarie, ndr) in Spagna, Grecia o Slovenia, l’eccezione non è mai stata applicata – ha aggiunto la commissaria -. In continuazione, e soprattutto dopo Brexit, seguiamo molto da vicino una serie di indicatori per capire se la situazione si sposta dal verde al giallo, e per vedere se vi è il rischio di cadere nel rosso. Per ora, ovviamente, le cose sono difficili (troublesome in inglese, ndr), lo si vede in Borsa, ma il mercato azionario non è il solo indicatore della stabilità finanziaria».
«Si possono quindi avere situazioni nelle quali abbiamo allo stesso tempo problemi con le banche, ma in un contesto di stabilità finanziaria», ha concluso la signora Vestager. La presa di posizione giunge mentre Roma e Bruxelles stanno negoziando un piano che permetta allo Stato di effettuare ricapitalizzazioni precauzionali per le banche più deboli. L’operazione è permessa dalle regole europee, ma prevede che alla ricapitalizzazione partecipino azionisti e obbligazionisti.
Il burden sharing può essere sospeso nel caso di impatto sproporzionato o di rischi alla stabilità finanziaria. L’Italia vorrebbe la sospensione tout court del burden sharing, sia perché vuole evitare costi alle famiglie, sia perché teme di mettere a rischio il modo in cui le banche si rifinanziano. Fin da inizio luglio, Bruxelles si è detta pronta a evitare «un impatto negativo» per gli investitori non istituzionali, adattando le regole «alla situazione specifica dei paesi», ha ricordato ancora ieri la signora Vestager.
In compenso, su una sospensione tout court del burden sharing, Bruxelles è cauta. Ieri la commissaria ha fatto capire che in questo momento non vede in Italia rischi alla stabilità finanziaria, confermando sensazioni recenti (si veda Il Sole-24 Ore del 30 giugno). Lo stesso Eurogruppo, il consesso che riunisce i ministri delle Finanze della zona euro, ha lasciato intendere lunedì di considerare il desiderio del Regno Unito di lasciare l’Unione uno shock esogeno che non richiede nuove strategie economiche.
Da Berlino, il ministro delle finanze Wolfgang Schäuble ha ribadito sempre ieri che le misure per le banche italiane saranno definite tenendo conto «delle regole europee» sul bail-in e sul burden sharing e che ogni conclusione dovrà essere presa nel contesto degli stress test il cui esito su scala europea sarà reso noto il 29 luglio. L’establishment politico europeo ha voluto all’inizio della settimana dirsi favorevole a un accordo sul futuro del sistema bancario italiano, ma comunque nel rispetto delle regole.
L’impressione è che una intesa tra Roma e Bruxelles debba comportare qualche forma di condivisione dei costi per gli investitori istituzionali, proteggendo in qualche modo gli investitori non istituzionali (si veda Il Sole-24 Ore di ieri). Non per altro, a Bruxelles martedì scorso, il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ha rassicurato sul futuro dei risparmiatori, come aveva fatto in precedenza anche la Commissione che sottolinea la possibilità di rimborsi ex post, dopo il burden sharing.

Beda Romano