La raccolta diretta è scesa del 5,9% rispetto allo scorso settembre, a 22,5 miliardi di euro (erano 23,9 a settembre), -8,6% anno su anno: perdite che «hanno per lo più riguardato la componente obbligazionaria», dicono dalla spa di Montebelluna.
In vista della quotazione, Veneto Banca ha incrementato le coperture sui crediti deteriorati, salite al 35,3%, in crescita di 370 punti base rispetto a dicembre 2014. A fine 2015 il complesso dei crediti deteriorati netti è risultato pari a 4,9 miliardi, inclusa la controllata Bim, non ancora venduta, con una incidenza sullo stock degli impieghi netti pari al 20,4%. Gli impieghi netti scendono in un anno del 4,7% a 22,7 miliardi, flessione, sostiene il cda, «ascrivibile sia all’adozione di politiche maggiormente prudenziali con alcuni soggetti affidatari che alla domanda di credito ancora non particolarmente vivace».
Veneto Banca conferma il piano industriale che prevede, dopo la avvenuta trasformazione in spa, la quotazione in Borsa e il contestuale aumento di capitale da un miliardo di euro. I principali obiettivi sono un utile netto di 160 milioni nel 2018 e oltre i 235 nel 2020; un Cet 1 ratio (post aumento di capitale) al 13,0% nel 2018 e al 14,9% nel 2020. A dicembre 2015 il Cet 1 si è attestato al 7,23% mentre il total capital ratio è al 9,06%.