08.06.2016

Veneto banca, parte l’aumento Il paracadute del Fondo Atlante

  • Il Corriere della Sera

MILANO Veneto Banca si affaccia da oggi e fino al 22 giugno sul mercato per una missione che si presenta ardua: trovare 1 miliardo di euro per puntellare il patrimonio ed «evitare» di trovarsi «in una situazione di crisi o di dissesto», con conseguente bail in.

Le avvertenze contenute nel gigantesco prospetto informativo di 1.114 pagine pubblicato ieri sera lo evidenziano chiaramente: dopo aver perso 2 miliardi negli ultimi tre anni, anche con l’aumento interamente sottoscritto la banca di Montebelluna guidata da Cristiano Carrus rispetterà i ratio patrimoniali «con un limitato margine aggiuntivo» di circa 170 milioni. E c’è il rischio che per richieste della Vigilanza o per altri fattori – come il peggioramento della qualità dei crediti o un aumento del contenzioso – l’istituto scivoli di nuovo sotto i minimi Bce.

In particolare, evidenzia il prospetto, «l’accantonamento a fondo rischi per reclami riguardanti azioni Veneto Banca», pari a 174 milioni di euro da parte di 2.457 soci, «è stato effettuato, diversamente da quanto richiesto da Bce, senza l’ausilio di un esperto indipendente». Inoltre c’è il rischio che i contenziosi con i soci crescano in relazione all’aumento di capitale del 2014 (quando furono vendute azioni a 36 euro) o al bond convertibile del 2013. Inoltre l’istituto ha subito le conseguenze della lunga crisi in particolare sotto il profilo della liquidità, a maggio scesa di nuovo sotto i minimi regolamentari (70%). Anche per questo motivo il successo dell’aumento, con azioni offerte a 0,10-0,50 euro, è essenziale. Inoltre sono in cantiere le vendite di Bim — in gara tre soggetti —, delle partecipazioni in Est Europa e la ricerca di un partner, cui lavorano Ubs e Rothschild.

Ad essere chiamati a sottoscrivere le nuove azioni, a pena di una diluizione pari al 98,8%, sono gli attuali soci e solo successivamente, per le azioni inoptate, gli investitori istituzionali. Ma tra i soggetti coinvolti nell’operazione (il «Progetto Serenissima») è forte il dubbio che si possa trovare il capitale: le stesse banche del consorzio di garanzia considerano «sfidanti» le cifre del piano industriale, stimando utili al 2018 e 2020 inferiori del 34% e del 23% a quelli indicati dal piano stesso. Per questo motivo nei giorni scorsi Banca Imi – capofila del consorzio – ha girato ad Atlante la garanzia stessa sull’aumento.

Il fondo salva-banche gestito dalla Quaestio sgr di Alessandro Penati ha però posto la condizione di avere almeno il 50,1% del capitale. Se non si raggiungeranno sottoscrizioni per almeno il 20-25% minimo per quotare la banca, Atlante potrebbe prendere tutto: i soci hanno infatti due giorni per recedere dalla sottoscrizione in caso di mancata ipo. «Atlante acquisirà il controllo della banca», ha detto il ceo di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina. «La mia certezza sta nel fatto che le dimensioni del capitale sono tali per cui non è immaginabile che i soci privati possano raggiungere il 51% del capitale». Finora ci sarebbe la disponibilità dell’associazione «Per Veneto Banca» guidata da Bruno Zago, che raccoglie l’8%.

Un aiuto ai conti della banca è arrivato ieri dal consiglio ora presieduto dal giurista torinese Stefano Ambrosini: il board rinuncerà al 25% degli emolumenti e ai gettoni di presenza, per alimentare un fondo di solidarietà per le persone colpite dalla crisi dell’istituto.