Nei giorni scorsi — compreso il comitato governance di martedì 13 in vista del consiglio del 20 gennaio sul budget 2015 — si è avviata un’analisi per individuare la strada migliore per accorpare i posti mantenendo al contempo le varie professionalità richieste dalla Banca d’Italia. «Il dialogo mi sembra molto costruttivo», riferisce uno dei protagonisti.
Sembra ormai certo che le fondazioni, che tre anni fa indicarono 7 consiglieri, rinunceranno a un posto. Ma non vogliono perderne un altro. Un passo indietro toccherebbe dunque agli stranieri (oggi sono 7 nel board, compresi i due in quota Aabar). C’è anche l’ipotesi di un taglio da 4 a 3 alle vicepresidenze, attualmente affidate a Fabrizio Palenzona (per Crt), al vicario Candido Fois (Cariverona), Calandra Bonaura (Carimonte) e Luca Cordero di Montezemolo (Aabar). Per Verona poi è possibile che si candidi Paolo Biasi, se lasciasse in anticipo la presidenza di Cariverona, in scadenza a novembre non rinnovabile.
Scontata la conferma del ceo Federico Ghizzoni, è aperto il tema del presidente. Gli italiani sono compatti per un secondo mandato a Vita. Ma Aabar avrebbe sollevato l’esigenza di una figura internazionale alla presidenza, che però sarebbe già soddisfatta da Vita: già tre anni fa fu scelto in quanto manager italiano con carriera di successo tutta in Germania. Toccherà a Montezemolo mediare tra arabi e italiani. In realtà ciò che interessa ai soci è che la banca abbia buona redditività e spinga sull’internazionalizzazione. L’11 febbraio il board approverà i conti 2014 da cui dipende il dividendo: Ghizzoni vuole centrare l’obiettivo di 2 miliardi di utile; la stima Ubs è di 2,1. Musica per gli azionisti.