Sono 106 le imprese meridionali selezionate da Unicredit per il progetto “+Valore Sud”. Un percorso di affiancamento per favorire la crescita – attraverso strumenti finanziari e non solo – di imprese con potenzialità di sviluppo anche in direzione della conversione al modello di industria 4.0. E magari cogliendo le opportunità del decreto Sud.
Si tratta di un gruppo che fattura complessivamente più di quattro miliardi, avendo registrato una crescita anno su anno nel 2016 del 9%. Il 56% delle imprese selezionate da Unicredit (di cui 58 campane e 48 pugliesi) ha un volume di affari tra i 10 e i 50 milioni. Nel gruppo di “campioni” sono rappresentati tutti i comparti del tessuto meridionale con una prevalenza di aziende dell’agrifood (34%) e del fashion (13%), seguite da quelle della meccanica (8%), dei servizi (8%) e beni di consumo (8%).
Al gruppo di testa, inoltre, tra cui aziende del tipo di La Doria di Angri, Harmont & Blain (fashion) e Besana (frutta secca), Compagnia mercantile d’oltremare, Macfond, Sada, Icab, Magnaghi aereonautica, Fertilsud Srl, Cos.ma pack, Olearia Clemente, si affiancano numerose piccole imprese che si spera possano essere contaminate. E proprio con questo scopo, sulla basa di un’idea nata nell’ambito dell’Advisory Board Sud di UniCredit presieduto da Antonio Ferraioli, è stato varato il Programma “+Valore”, in forma sperimentale, per poi estenderlo a livello nazionale. «Intendiamo contribuire ad accrescere la cultura di impresa sui temi della digitalizzazione e dell’internazionalizzazione, oltre che condividere metodologie e best practices – spiega Elena Goitini, direttore regionale Sud di UniCredit –. Vogliamo supportare le imprese anche nell’esplorazione di altre fonti di finanziamento, come quotazione in borsa, emissione di Bond».
Il percorso di “+Valore” prevede 5 tappe che si terranno tra Napoli e Bari,in collaborazione con partner istituzionali (Università di Napoli Federico II, Politecnico di Bari, Suor Orsola Benincasa di Napoli e Città della Scienza). Le tappe si concretizzeranno in tavoli di confronto, case-study, seminari e raccolte dati sui principali temi della digital transformation. «Ci aspettiamo – chiarisce Goitini – che possano nascere filiere, scaturire piani di internazionalizzazione e alleanze tra realtà di diverse dimensioni ma con progetti comuni. E sopratutto speriamo che si diffonda la digitalizzazione in modo da colmare il divario esistente tra Mezzogiorno e altre aree del Paese e d’Europa».
Vera Viola