Il punto nodale erano modalità e prezzi per l’acquisto della garanzia dello Stato. Che, su richiesta di Bruxelles, dovrà essere ceduta dal Tesoro alle banche a prezzo di mercato. Ma un mercato di garanzie pubbliche non esiste, e così buona parte delle cinque ore del negoziato di martedì sono trascorse a concordare un metodo che consenta di definire il prezzo a tavolino: alla fine, si è stabilito che le banche pagheranno al Tesoro una commissione annuale pari al rendimento dei Cds, i Credit default swap «degli emittenti italiani con un livello di rischio corrispondente a quello dei titoli garantiti». Il livello di rischio sarà stabilito dal rating, che dovrà accompagnare ogni emissione: un ruolo centrale, quindi, ce l’avranno le agenzie, chiamate a valutare nel dettaglio il valore dei crediti deteriorati oggetto di cartolarizzazioni. Le banche che avranno modo di cedere crediti di qualità più alta, o che saranno in grado di costruire pacchetti omogenei e interessanti per il mercato, spunteranno i rating migliori per i propri Abs, che in alcuni casi potranno essere più alti di quelli della stessa banca.
Il prezzo della garanzia
Ma in concreto, a quanto ammonterà il prezzo della garanzia? «Il prezzo sarà crescente nel tempo, sia per tenere conto dei maggiori rischi connessi a una maggiore durata delle note, sia per introdurre nello schema un forte incentivo a recuperare velocemente i crediti», ha sottolineato il Tesoro. In pratica, per i primi tre anni le banche pagheranno una commissione pari al rendimento medio dei Cds (strumento finanziario per la copertura del rischio di default) a tre anni per gli emittenti con rating corrispondente a quello delle tranche garantite; al quarto e quinto anno il prezzo aumenterà per due motivi: la commissione sarà pari al rendimento (più elevato) di un Cds a 5 anni a cui si aggiungerà una «maggiorazione incentivante, a compensazione del minore tasso pagato per i primi 3 anni». Dal sesto anno in avanti il prezzo della garanzia sarà quello di un Cds a 7 anni, e per il sesto e il settimo anno «sarà anche dovuta una ulteriore maggiorazione incentivante, a compensazione del minore tasso pagato per i primi 5 anni». Mediamente, tra gli addetti ai lavori interpellati da Il Sole 24 Ore, si calcola che per i primi cinque anni di vita dei titoli il prezzo della garanzia sarà intorno agli 80 punti base.
L’impatto sul debito
«L’intervento non genererà oneri per il bilancio dello Stato – puntualizza il Tesoro -. Al contrario, si prevede che le commissioni incassate siano superiori ai costi, e che vi sia pertanto un’entrata netta positiva». Tutto questo perché lo Stato garantirà soltanto le tranche senior delle cartolarizzazioni, cioè quelle più sicure, che sopportano per ultime le eventuali perdite derivanti da recuperi sui crediti inferiori alle attese.
Alcuni elementi restano ancora da chiarire (ad esempio l’ammontare complessivo delle garanzie che lo Stato potrà concedere, la quota massima di titoli senior,…), tuttavia il primo giudizio dei banchieri è stato positivo, come si può vedere nel servizio della pagina qui a lato. Certo è che la prova dell’efficacia dello strumento si avrà nei fatti: solo alle prime emissioni di Abs – attese non prima di un paio di mesi – si vedrà se effettivamente prezzi e condizioni di vendita saranno migliori di quelli attualmente offerti dal mercato. Sullo sfondo, poi, la Bce: la possibilità, in corso di verifica, di spendere i titoli Abs come collaterale per nuova liquidità o di venderli direttamente alla Banca centrale europea (che ha in corso un programma di acquisti di Abs) potrebbe contribuire a riaprire ulteriormente i rubinetti del credito. Anche per le banche più deboli.