Un terzo dei miliardari britannici si è trasferito in paradisi fiscali negli ultimi dieci anni. Il Times, secondo una sua recente indagine, ha evidenziato come 28 su 30 paperoni (il 30%) si sia trasferito in giurisdizioni a bassa tassazione o sono in procinto di farlo. Dalla ricerca emerge inoltre come 6.800 cittadini britannici gestiscono 12 mila imprese made England in giurisdizioni a bassa tassazione come le Bahamas, il Belize, le Isole Vergini britanniche, le Isole Cayman, le Isole del Canale, Monaco e la Svizzera. Stando al report, inoltre, molti degli espatriati hanno titoli nobiliari (visconte, barone e cavaliere). E hanno finanziato partiti politici, dato che gli attuali non riescono a varare leggi a favore dei paperoni residenti all’estero. Secondo il Times dei 5,5 milioni di sterline donate dai paperoni inglesi residenti all’estero, un milione è stato accreditato al partito conservatore nei mesi prima dell’elezione del 2017 (500 mila sterline solo da Lord Ashcrof che vive in Belize). I benefici per chi non vive nel Regno Unito, a livello di tasse, sono molteplici. I super-ricchi con residenza in paradisi fiscali evitano infatti il 38,1% delle imposte sul reddito, la tassa sui dividendi e il 29% delle imposte sulla vendita delle azioni (per le società).
Luca Riso