26.06.2014

«Un progetto per tutto il trasporto aereo»

  • Il Sole 24 Ore

«Passo doppo passo stiamo costruendo un grande progetto industriale che non riguarda solo Alitalia ma più in generale il sistema del trasporto aereo italiano. Un piano di rilancio credibile e attuabile che determina un riposizionamento nel mercato mondiale e conferma al tempo stesso che l’Italia è ancora un grande attrattore di investimenti esteri e, in particolare, di investimenti industriali». Il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Maurizio Lupi, è convinto che stavolta l’accordo sia davvero in dirittura d’arrivo e scommette sul valore strategico dell’intesa per l’intero sistema dei trasporti. Ma rilancia anche le altre misure in arrivo per le infrastrutture: in particolare i due miliardi di fondi recuperati da progetti bloccati o collassati che a luglio finanzieranno l’operazione «sblocca-Italia» cara anche al premier Renzi.

Ministro Lupi, da cosa nasce il comunicato diramato da Alitalia ed Etihad?
Nasce dall’incontro che abbiamo avuto ieri sera (martedì, ndr) per fare il punto sullo stato del progetto con azienda, azionisti e banche, ognuno per la propria competenza: si è confermato che ormai gli aspetti più critici sono tutti risolti, con l’eccezione, ovviamente, del nodo degli esuberi che torneremo ad affrontare con i sindacati la prossima settimana.
Anche l’aspetto del debito?
Sostanzialmente sì. La disponibilità delle tre banche più impegnate, Unicredit, Banca Intesa e Montepaschi, è assoluta, resta qualche dettaglio da definire con la Popolare di Sondrio. Segnalo anche la garanzia data da tutti i soci a partecipare al nuovo progetto.
C’è poi il ruolo dello Stato e del governo.
Il progetto va avanti sulle condizioni che avevamo posto con il governo Letta: nessun aiuto di Stato dal governo, i vecchi soci restano nel nuovo progetto, discontinuità del piano industriale. Il nostro impegno è sul lato infrastrutturale e nella garanzia che diamo anche all’Unione europea che il progetto resta nel pieno rispetto delle regole Ue.
Bruxelles in realtà sembra avervi messo nel mirino.
Non è vero. Ho parlato varie volte con Kallas e ho garantito il rispetto delle regole. Semmai una certa fibrillazione in sede europea, indotta anche dai competitor di Alitalia, conferma che la scelta di rilanciare Alitalia sul lungo raggio trasformandola in una compagnia che passa da tre a cinque stelle è quella giusta perché impensierisce concorrenti come British Airways e Lufthansa.
Parla di grande progetto industriale di settore ma il piano aeroporti più volte annunciato non è ancora approvato.
Abbiamo approvato un primo schema in Cdm e poi avviato una prima trattativa con le Regioni e nell’ultimo Consiglio dei ministri ho chiesto di iscriverlo all’ordine del giorno per la prossima riunione, in modo da poter andare subito dopo al parere formale della conferenza Stato-Regioni-città. Il nostro piano aeroporti non sarà un semplice atto di indirizzo o una mera classificazione, ma un atto cogente approvato con Dpr.
Dopo il confronto con le Regioni, resta un piano con dieci aeroporti strategici di primo livello?
Ricordo che abbiamo prima individuato i dieci bacini di traffico e poi il relativo aeroporto capofila. Al di là della classificazione, intorno a quell’aeroporto si costruisce un sistema aeroportuale in cui ogni scalo ha una specificità funzionale. E da quel documento emerge anche il ruolo che deve avere lo Stato, che è quello di realizzare le infrastrutture, coinvolgendo anche Regioni ed enti locali. Per la prima volta, per esempio, si afferma la strategicità dei collegamenti fra Alta velocità e scali aeroportuali.
Quali sono le altre priorità di luglio?
Dobbiamo approvare il piano dei porti e della logistica, il disegno di legge delega per la riforma del codice degli appalti e approvare il decreto legge sblocca-Italia.
Parliamo dello sblocca-Italia. Utilizzerete i fondi revocati ai progetti bloccati?
Sì. Abbiamo circa due miliardi che riutilizzeremo in due direzioni. Da una parte ci sono le priorità che il presidente del consiglio ha chiesto ai comuni. Selezioneremo quelle che riterremo prioritarie anche in termini di sviluppo territoriale, fermo restando che queste opere dovranno avere il carattere della cantierabilità. L’altra direzione in cui investiremo è quella di un certo gruppo di opere strategiche nazionali.
Ci fa alcuni esempi?
La ferrovia ad alta capacità Napoli-Bari che non può posare la prima pietra nel 2018, come è previsto oggi. Sosterremo quel progetto anche con accelerazioni di iter e riducendo gli scogli burocratici. Sempre nel Mezzogiorno, dobbiamo riprendere il «piano Fitto» finanziato con i fondi Ue e vedere a che punto è.
Al centro-nord quali priorità?
Certamente il completamento dell’alta velocità fra Brescia e Padova. Abbiamo avuto proprio oggi un incontro importante con la Regione Veneto e il sindaco di Vicenza per sbloccare il nodo di Vicenza. Altre opere che dobbiamo sbloccare sono l’Autostrada tirrenica, il Quadrilatero Umbria-Marche, la terza corsia della A4, la messa in sicurezza dell’Adriatica e il completamento della Cuneo-Ventimiglia.
Il tavolo sui pedaggi autostradali a che punto è?
Stiamo andando avanti, ora abbiamo aperto un confronto con il ministro Padoan. Ma ricordo che 90mila persone hanno sottoscritto l’abbonamento scontato del 20% che era nato dall’intesa con i concessionari.
Cosa avranno i concessionari in cambio?
Stiamo facendo una valutazione degli investimenti, in modo da realizzare solo quelli utili. Con una situazione di calo di traffico questa ricognizione è giusto farla. Stiamo poi lavorando sullo strumento del subentro per evitare che tutto si scarichi sulla tariffa. Infine c’è l’ipotesi di una razionalizzazione delle concessioni e delle possibili proroghe, ma di questo c’è aperta una discussione con l’Unione europea.
Nel decreto sulla Pa appena pubblicato c’è una prima parte della riforma degli appalti, soprattutto quella che trasferisce tutti i poteri di vigilanza al presidente dell’Autorità anticorruzione Raffaele Cantone per arginare il sistema diffuso di malaffare. È saltata la norma che trasferiva una parte di quelle competenze anche al ministero delle Infrastrutture.
Ho visto il testo finale, ne prendo atto. È comunque un’operazione che nella sua filosofia mi trova totalmente d’accordo perché nel momento in cui ci accingiamo a semplificare le norme, dobbiamo anche rafforzare i controlli. È un modello molto diverso da quello che si scelse con la legge Merloni dopo la prima Tangentopoli.
In che senso?
Allora si decise di irrigidire tutte le regole per evitare il malaffare e la corruzione e fu una strada sbagliata che bloccò il sistema. Ora semplifichiamo e sburocratizziamo ma rafforziamo i controlli. Sono certo che nei tempi lunghi questa sia la risposta migliore sia per combattere la corruzione che per fare le opere.
Che ne è della norma che avrebbe dovuto incentivare con credito di imposta e sgravi fiscali non solo gli investimenti privati in infrastrutture materiali, ma anche quelli in infrastrutture immateriali?
La metteremo certamente nel decreto legge sblocca-Italia. Contiamo di avere subito consistenti investimenti privati nelle autostrade digitali. In quel decreto legge metteremo anche altre norme di revisione della legge obiettivo e del codice degli appalti, in particolare sulla progettazione. Aboliremo uno dei tre livelli di progettazione, il preliminare, e lasceremo solo definitivo ed esecutivo. Le decisioni del Cipe sulle grandi opere avverranno sul progetto definitivo, evitando che i costi crescano partendo da un progetto preliminare privo di tutte le autorizzazioni.