01.10.2020

Ultimatum su Aspi, Cdm entro dieci giorni

  • Il Sole 24 Ore

Per il Governo è Atlantia a non aver rispettato gli impegni del 14 luglio sulla cessione di Autostrade per l’Italia ed è sempre Atlantia ad aver causato la rottura della trattativa. Da qui il nuovo ultimatum: entro dieci giorni, ovvero entro sabato 10 ottobre, la vicenda sarà portata in Consiglio dei ministri dove «saranno valutate le conseguenze di questo comportamento», compresa quella di una «risoluzione della convenzione». È questo, in sintesi, il contenuto della risposta dell’Esecutivo alle lettere trasmesse due giorni fa dalla holding. A metterla nero su bianco sono stati il segretario generale di Palazzo Chigi, Roberto Chieppa, e i capi di gabinetto dei ministeri delle Infrastrutture, Alberto Stancanelli, e dell’Economia, Luigi Carbone, al termine del vertice convocato ieri prima del Consiglio dei ministri con il premier Giuseppe Conte e i ministri Paola De Micheli e Roberto Gualtieri.

Un confronto segnato dall’irritazione comune nei confronti di Atlantia, alla quale il Governo – forte anche della rabbia del Comitato in ricordo delle 43 vittime del ponte Morandi («siamo scandalizzati da tanta arroganza») – contesta tutte le osservazioni e soprattutto l’accusa secondo cui le condizioni poste dall’Esecutivo obbligherebbero la società a un’operazione non di mercato e non trasparente. La minaccia della revoca della concessione resta sul tavolo come una pistola fumante. E per il Governo rimane dirimente la cessione di Aspi a Cassa depositi e prestiti, con la manleva a fronte dei danni che potrebbero essere chiesti per responsabilità legate alla tragedia di Genova.

A summit in corso, Atlantia ha provato a difendersi («il Governo ha ottenuto tutto quanto richiesto»), si è appellata «alla capacità di mediazione e all’equilibrio del presidente Conte e del suo Governo» e soprattutto ha delineato le conseguenze dell’eventuale revoca, agitando lo spettro di «un default sistemico gravissimo, esteso a tutto il mercato europeo, per oltre 16,5 miliardi di euro, oltre al blocco degli investimenti» e il rischio di mettere a serio rischio «7mila posti di lavoro».

Pericoli di cui il Governo è consapevole. Nessuno – né Conte né De Micheli e Gualtieri – vorrebbe arrivare a tanto. Si spiegano così gli ulteriori dieci giorni di fatto concessi ad Atlantia, mentre prima della riunione di ieri si ventilava una decisione già al prossimo Cdm utile. Ma non è una riapertura della trattativa, si chiarisce dall’Esecutivo. La differenza adesso è che non sono stati proposti, né vengono contemplati, altri punti possibili di mediazione. Da qui al 10 ottobre, dunque, in assenza di significativi segnali da parte della società, l’unica strada che il Governo preparerà sarà quella della revoca. Gli uffici sono al lavoro, in particolare, sul decreto legge che dovrebbe accompagnarla. Un passaggio delicato, anche perché dovrebbe sancire, come anticipato sul Sole 24 Ore di martedì scorso, il commissariamento di Aspi al posto dell’affidamento temporaneo dei 2.800 chilometri di rete autostradale ad Anas, sgradito anche a gran parte della maggioranza. Tutto nelle more della gara europea che dovrà essere bandita per scegliere il nuovo concessionario.