09.02.2015

Ucraina, le ultime 48 ore per trattare Mercoledì vertice a Minsk. Merkel da Obama

  • La Repubblica
Oggi a Berlino si incontrano i vice-ministri degli Esteri dei quattro paesi che sono i negoziatori per conto dei presidenti e dei loro ministri. A loro si dovrebbero aggiungere poi gli osservatori dell’Osce, l’organizzazione che verifica sul terreno il comportamento dei due eserciti, ma anche una delegazione dei ribelli- filorussi, che erano già presenti agli accordi di Minsk. Previsioni sono molto difficili, ma si possono azzardare: dice un diplomatico dello staff americano che «un accordo verrà trovato, ma Putin proverà in poche settimane ad aggirarlo». E quel giorno gli americani si faranno trovare pronti ad armare gli ucraini.
La diplomazia e la politica si prendono altro spazio, altri due giorni per provare a disinnescare la guerra nel Donbass. Mercoledì i leader di Francia, Germania, Russia e Ucraina si incontreranno ancora una volta a Minsk, in Bielorussia, nella città in cui nel settembre scorso venne firmato il protocollo di pace che da mesi né russi né ucraini hanno più rispettato. Lo hanno deciso ieri nel corso di una telefonata a quattro la Merkel, Hollande, l’ucraino Poroshenko e Putin.
Questa manciata di ore in più è cruciale per la cancelliera tedesca, per il presidente francese e per tutti gli altri paesi europei. Oggi la Merkel incontra Barack Obama a Washington. Sul tavolo del presidente Usa una sola alternativa in caso di fallimento del negoziato: armare Kiev, come l’ucraino Poroshenko gli chiede da mesi. Fornire cioè missili controcarro, radar di tiro per l’artiglieria, strumenti di contromisure elettroniche per disturbare le comunicazioni dei russi e proteggere quelle dell’esercito ucraino.
Il vertice a quattro fissato per mercoledì 11 servirà quindi a capire se l’escalation che scatterebbe con le forniture americane agli ucraini possa essere scongiurata. Vladimir Putin continua a giocare le sue carte in un’altalena continua: quando sabato le pressioni americane sugli europei sembravano assai pesanti, al suo ministro Lavrov qui a Monaco aveva fatto dichiarare che «la Russia vuole la pace», è «pronta a un accordo», «lo rispetterà». Adesso che ha incassato il “no” quasi unanime di tutti gli europei al progetto americano di armare gli ucraini, il presidente Putin rialza i to- ni: «Se arriveranno armi all’Ucraina le conseguenze potranno essere imprevedibili».
In queste ore si sta lavorando sulla traccia dell’accordo di Minsk del settembre scorso; lo ha confermato a Monaco Federica Mogherini, il “ministro degli Esteri” dell’Unione europea: scavalcata dall’iniziativa di Francia e Germania è stata molto abile nel rientrare immediatamente in partita, chiedendo di essere informata passo dopo passo, in maniera da poter garantire il sostegno al processo di tutti i 28 partner europei, oltre che di Parigi e Berlino.
«Il rischio è che si vada a un accordo che produca una situazione congelata, stile Abkhazia o Transnistria», dice un funzionario europeo, spiegando che quel rischio paesi come la Svezia, i Baltici, la stessa Gran Bretagna (totalmente fuori dal negoziato in questa fase) non vogliono correrlo perché lo considererebbero una concessione a Putin. Non vogliono un altro pezzo di Europa in cui la legge, la sovranità politica, il controllo militare sono incerti e sotto il ricatto di Mosca.