La blindatura dell’azionariato di Ubi ruota attorno a un «patto di consultazione» tra i soci storici delle banche che negli anni hanno dato vita, fondendosi, all’istituto lombardo guidato da Victor Massiah. Adesso che nella prossima primavera ci saranno da rinnovare i vertici del gruppo con l’adozione per la prima volta del modello monistico, dopo aver abbandonato lo scorso ottobre quello duale, nasce un’alleanza che coagula il 21,5% delle azioni e punta ad assicurarsi l’assemblea di un istituto il cui capitale è in maggioranza in mano a investitori istituzionali.
A stringere l’accordo sono state le due compagini di soci bresciani e bergamaschi, racchiusi nelle associazioni «Sindacato Azionisti Ubi Banca» (a Brescia) che ha il 12,5% ed è presieduto da Franco Polotti, e nel «Patto dei Mille» (a Bergamo») che ha circa il 3% ed è presieduto da Matteo Zanetti, insieme con la Fondazione Cr Cuneo presieduta da Gian Domenico Genta che con il 5,9% è oggi il primo socio stabile della banca. Il patto è già stato sperimentato il 14 dicembre all’assemblea per l’elezione del consigliere indipendente Alberto Carrara. Ora diventa più istituzionale: l’accordo parasociale prevede «la consultazione e l’eventuale presentazione e voto della lista» per il board.
In tutto il patto di consultazione aggrega 264 soci tra i quali la Fondazione Banca del Monte di Lombardia (che ha il 3,95%), Cattolica Assicurazioni e alcune importanti famiglie come Lucchini, Fidanza, Folonari, Strazzera, Bellini, Polotti, Bianchi, Zanetti. Tutti soggetti che — è scritto nella nota del patto — «da decenni hanno l’obiettivo di sostenere lo sviluppo nel medio-lungo termine del gruppo» presieduto da Andrea Moltrasio e che intendono «continuare a sostenere le azioni degli amministratori e del management». Il prossimo board di Ubi avrà 15 consiglieri, di cui cinque faranno parte del comitato per il controllo sulla gestione. Due terzi saranno indipendenti e fino a tre consiglieri andranno alle minoranze.
Fabrizio Massaro