Atene mantiene la linea dura. Se ha aperto sull’avanzo primario, continua a considerare non ricevibili le proposte di riforma del sistema delle pensioni, del mercato del lavoro e dell’Iva. I creditori, da parte loro, non sono disposti ad accordare ulteriori aiuti senza un impegno sulle riforme. La trattativa è ferma: «Purtroppo, c’è poco di nuovo da riferire» ha detto la cancelliera tedesca, Angela Merkel, che ha anche aggiunto di stare «concentrando tutte le mie forze nel contribuire a garantire che le tre istituzioni trovino una soluzione insieme con la Grecia». Tutti dicono che non vogliono un’uscita di Atene dall’euro. Lo stesso Draghi lunedì durante un’audizione al Parlamento europeo ha invitato gli attori protagonisti del negoziato — creditori e Grecia — a «percorrere un ulteriore miglio» ma ha anche detto che ora la palla è nel campo di Atene. I greci però l’hanno rimandata nella metà avversaria: ieri il ministro delle finanze Yanis Varoufakis in un’intervista allo Spiegel diceva di «chiedere a Frau Merkel se ci sarà un accordo questa settimana».
In questo gioco al rimbalzo è circolata anche la voce che potrebbe essere convocato un summit straordinario dei capi di Stato e di governo per evitare il default della Grecia. A fine giugno Atene deve rimborsare al Fondo monetario internazionale 1,6 miliardi di euro e in quella data scade anche il programma di aiuti in corso che era stato esteso a febbraio in attesa di un nuovo accordo.
Intanto la Banca centrale europea ha fatto sapere che continuerà a fornire i prestiti di emergenza Ela alle banche elleniche finché la Grecia non farà bancarotta. I mercati sono cauti, a risentire delle tensioni è stato lo spread Btp/Bund che in giornata ha toccato i 160 punti per poi chiudere a 153. Occhi puntati sul prossimo faccia a faccia tra Atene e i creditori domani all’Eurogruppo .