A San Marino il trust trova casa. Proprio alla Rupe avrà, infatti, sede la nuova Corte di giustizia internazionale specializzata nella gestione delle controversie relative al trust. La Corte, che sarà composta da professionisti della materia e da esperti di rilievo internazionale e non da magistrati togati, nasce con lo scopo di risolvere, senza che sia necessario passare dai tribunali civili ordinari, tutte le problematiche relative alla gestione del trust.
Nonostante la partecipazione di personalità di rilievo internazionale, la lingua utilizzata durante il procedimento sarà l’italiano.
Di fronte al nuovo organo ad hoc il procedimento assumerà le caratteristiche di un arbitrato anziché quelle tipiche di un processo civile vero e proprio: a farla da padrone saranno quindi la celerità e il raggiungimento di un accordo tra le parti.
I lavori dell’organo saranno improntati a fare in modo che, all’interno di un trust, i beneficiari siano quanto più protetti, sia per quel che riguarda l’aspetto patrimoniale sia per quel che riguarda l’ambito soggettivo.
Così come di fronte ai tribunali civili italiani, saranno previsti tre gradi di giudizio, organizzati e strutturati, però, secondo una logica inversa rispetto alla giurisdizione italiana.
A spiegare a ItaliaOggi le peculiarità del nuovo organo giurisdizionale è il notaio Andrea Vicari che, insieme al professor Maurizio Lupoi, è a tutti gli effetti il padre del testo di legge che prevede la creazione della Corte. «I tre gradi di giudizio previsti», ha spiegato Vicari, «in realtà sono solo una precauzione perché, al contrario di quello che accade nella giurisdizione italiana, i giudici più competenti si dovranno occupare delle controversie durante il primo grado di giudizio e non all’ultimo stadio. In questo modo, speriamo di riuscire sia a contenere quanto più possibile tempi e costi sia di dare soluzioni dotate di un grande livello di attendibilità anche a livello internazionale».
Nonostante la creazione della Corte specializzata, resta ferma però la possibilità per i cittadini italiani di potersi rivolgere ai tribunali italiani, in modo che, se un domani il trust dovesse trovare una disciplina autonoma nella giurisdizione italiana, non si creerebbe nessun tipo di incompatibilità tra gli organi di giudizio.