09.03.2018

Tre tasse per finanziare l’Ue

  • Italia Oggi

Tre imposte europee per finanziare il buco di bilancio Ue che si aprirà con il dopo-Brexit. Per recuperare i circa 10 miliardi di euro annui stimati di minore compartecipazione del Regno Unito al bilancio dell’Unione europea, il parlamento Ue sta pensando di introdurre 3 nuove tasse: una, l’ormai ben nota web tax; l’altra, un’imposta sulle transazioni finanziarie e, infine, una, di tipo ambientale, per punire chi inquina di più.

Da lunedì, giorno in cui si riunirà a Strasburgo l’assemblea plenaria del Parlamento europeo, e fino a venerdì, si inizieranno a porre le basi della discussione sul Mff post-2020, cioè il Multi-annual Financial Framework, o bilancio pluriennale 2021-2027, che dovrà essere presentato dalla Commissione Ue probabilmente entro il prossimo mese di maggio, e che andrà approvato al massimo entro l’aprile del 2019, cioè a poche settimane di distanza dal voto per il rinnovo dell’europarlamento, previsto dal 23 al 26 maggio 2019.

Due le risoluzioni sulle quali si inizierà a discutere: una relativa alle risorse comuni (il Mff, appunto, per finanziare, per esempio, le politiche di coesione, agricoltura, lotta alla disoccupazione, ricerca, infrastrutture); l’altra, relativa alle risorse proprie che si è deciso di riconoscere a ciascuno dei 28 paesi dell’Unione, soprattutto per combattere l’euroscetticismo sempre più diffuso n Europa, per far fronte alle nuove emergenze, come lotta al terrorismo, controllo delle frontiere e gestione dei flussi migratori.

Per avere termini di paragone di cosa si inizierà a discutere da lunedì, basti pensare che il bilancio annuale dell’Ue, nel 2015, ammontava a 145 miliardi di euro, somma che rappresenta circa l’1% della ricchezza annuale generata dai paesi europei.
E questo bilancio, nell’Europa a 28 e tenendo conto delle nuove emergenze e degli effetti della Brexit, dovrà essere incrementato, anche attraverso nuove imposte.

«L’Europa deve cambiare per dare risposte più efficaci ai cittadini. Serve un bilancio Ue politico, che rifletta le priorità dei popoli europei su sicurezza, immigrazione e disoccupazione. Per questo, sono necessarie più risorse. Non è il momento per facili demagogie», ha detto pochi giorni fa, a Bruxelles, il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, illustrando, nel corso del vertice dei capi di Stato e di governo, la posizione dell’europarlamento sul bilancio dell’Unione. «L’aumento del bilancio non deve pesare sulle tasche dei contribuenti. Dobbiamo utilizzare nuove risorse proprie, che portino maggiore equità per i contributori netti. Queste risorse devono venire da chi, oggi, le tasse non le paga. Penso alle piattaforme digitali, che versano pochissimo e solo in alcuni Stati membri, alle transazioni finanziarie a carattere speculativo o, alle importazioni favorite dal dumping ambientale».

Nella lunga battaglia sulla programmazione finanziaria europea che inizia lunedì, dunque, oltre che delle tre tasse comunitarie, si dibatterà anche dell’individuazione di una comune base imponibile consolidata per l’imposta sulle società, e sui meccanismi che in qualche modo possano neutralizzare il più possibile l’impatto, più o meno indiretto, che le nuove imposte potranno avere sulle tasche dei contribuenti europei. Sulla web tax, per esempio, spiegano fonti del Parlamento europeo, l’ipotesi di cui si dibatte sarebbe quella di tassare l’impresa digitale non dove questa ha la sua sede legale, ma per quota nei paesi nei quali questa, ha maggiori contatti digitali e svolge la sua attività commerciale (es. raccolta di pubblicità). Tajani si è detto infine d’accordo con il criterio della condizionalità sui fondi strutturali: «Chi non partecipa in maniera piena e solidale alla gestione dei flussi migratori e non rispetta le regole dell’Unione, deve pagare dazio. Abbiamo discusso la possibilità di introdurre l’elemento della condizionalità, per persuadere gli Stati membri che si mostrano reticenti ad offrire il proprio contributo sui rifugiati».

Roberto Miliacca