28.10.2015

Titoli di Stato, la prima volta dei tassi sotto zero

  • Il Corriere della Sera

ROMA Mentre sul piano interno arrivano apprezzamenti da Confindustria e critiche dai sindacati, pronti alla protesta per il rinnovo dei contratti nel pubblico, la Ue apre uno spiraglio sul deficit. Se la Commissione dovesse dare via libera allo scomputo dei costi sostenuti per l’immigrazione, ci sarebbero 3,3 miliardi di euro in più da spendere con i quali anticipare al 2016 la riduzione delle imposte sulle imprese, dal 27,5% attuale al 24,5%, e finanziare il piano per l’edilizia scolastica con 500 milioni. Se invece l’ok Ue non arrivasse, le due operazioni slitterebbero al 2017, ed emergerebbe l’esigenza di un taglio di 170 milioni, per pareggiare i conti, a carico dei ministeri. Nel primo caso la legge di Stabilità aumenterebbe la portata a 31,8 miliardi, dai 28,7 movimentati senza poter sfruttare la clausola-immigrazione.
Sul fronte degli interessi sul debito, ieri per la prima volta un titolo di Stato ha segnato direttamente in asta rendimenti lordi negativi: tra gli investitori c’è chi è pronto a pagare per prestare all’Italia, come in Germania. Il Tesoro ha collocato tutti gli 1,75 miliardi di Ctz biennali, con un rendimento sceso a -0,023%. Dalle pieghe della legge di Stabilità appena arrivata in Senato, dove inizierà il suo iter giovedì prossimo con le audizioni previste dalla prossima settimana e l’Aula dal 16 novembre, spunta intanto una sanatoria sugli immobili delle società lasciati in godimento ai soci, e pesantemente penalizzati dal punto di vista fiscale dopo la stretta del 2011. Quelle norme, dettate per arginare la proliferazione di società «schermo» e le società «di comodo» prevedono, oltre a una maggiorazione Ires di 10,5 punti per queste ultime, che gli immobili lasciati in godimento ai soci o ai loro familiari siano «produttivi di reddito» e quindi tassati come fossero di loro diretta proprietà. Adesso il governo ci ripensa. Il quadro normativo, si legge nella relazione illustrativa della manovra, è diventato «piuttosto duro» dopo l’«inasprimento» del 2011. E per questo «si può consentire una via d’uscita – come di solito accade – a coloro che avevano intestato questi immobili alle società». Come? Favorendo la cessione degli immobili ai soci con una nuova imposta sostitutiva dell’8%, invece di quella sulle plusvalenze. Il che comporta un incasso immediato nel 2016, ma una tantum, 30 milioni con la sostitutiva e 18 con l’imposta di registro, e un minor gettito Irpef strutturale di circa 50 milioni a partire dal 2017.
Il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, prova intanto a tranquillizzare i sindacati sull’indicizzazione delle pensioni. La decurtazione, dice, potrebbe tornare nel 2017, ma il governo è impegnato ad evitarla. E Pier Luigi Bersani attacca — «La crisi del Pd cammina su due gambe: isolamento e inconsistenza» — ribadendo le critiche alla politica economica del governo.