Stavolta la presa non la molla. Ha trovato uno spiraglio in cui infilarsi per guastare i giochi e vuole andare fino in fondo Marco Fossati. Dopo aver chiesto formalmente a Telecom Italia la convocazione di un’assemblea per la revoca dal consiglio dei rappresentanti di Telco, il patron di Findim ha iniziato a muovere le sue pedine. «L’accordo raggiunto in Telco non ha rispettato le minoranze» spiega Fossati, critico verso l’accordo che a gennaio consegnerà a Telefonica il controllo di Telecom Italia. L’imprenditore milanese si è mosso «a difesa dei diritti delle minoranze, che sono gli stessi di Findim». Non è al controllo che punta ma alla tutela del suo investimento: «Serve una strategia che tiri fuori valore dall’azienda. Finora non ne sono stati capaci».
Resta da vedere se il consiglio già convocato per il 7 novembre procederà alla convocazione dell’assemblea chiesta da Fossati o si riserverà di farlo in una riunione successiva. È probabile che sarà convocata subito. Ma l’appuntamento del 7 novembre sarà decisivo anche per capire la strategia di Telecom post Bernabé e in particolare se il processo di scorporo della rete, andrà avanti. Il piano su cui sta lavorando l’amministratore delegato Marco Patuano, secondo indiscrezioni non prevederebbe più lo spin-off ma una manovra più «light» per garantire la cosiddetta «equivalence of imput» per garantire l’assoluta parità di trattamento nell’utilizzo della rete ai concorrenti.
Non è chiaro se la retromarcia sia direttamente legata al riassetto azionario di Telco e alla salita di Telefonica. Si sa che gli spagnoli sono contrari allo scorporo, ma anche che in previsione del passaggio del controllo di Telecom lo spin-off della rete è diventato un totem, a difesa del quale il governo ha varato in fretta e furia la golden power. Ieri il numero uno della Cassa depositi e prestiti, Giovanni Gorno Tempini ha ribadito la disponibilità a partecipare alla società della rete: «Abbiamo già detto che la porta è sempre aperta». Il presidente della Cdp, Franco Bassanini, secondo indiscrezioni è andato piuttosto avanti con il lavoro e tra le ipotesi su cui si sarebbe confrontato con il ministero dello Sviluppo economico ci sarebbe l’emissione di bond, da utilizzare anche per l’acquisto di una quota della rete.