Più semplice sarebbe un accordo commerciale aperto ai contenuti di Vivendi e di Mediaset Plus, con Telecom che fornirebbe la piattaforma per trasmetterli. Sul modello dell’intesa che il gruppo telefonico ha già fatto con Sky. Fonti che conoscono bene le società coinvolte escludono che sia allo studio un progetto per mettere insieme Telecom e Mediaset. Non sarebbe nemmeno così semplice da realizzare. Bollorè è presidente di Vivendi di cui possiede il 5%, ma non ha un controllo pieno sul consiglio il quale, dopo aver incassato 5 miliardi da Telefonica in Brasile e dismesso le attività nella telefonia, potrebbe anche non avere interesse a investire in Telecom Italia. Quell’8,7% che gli arriverà da Telefonica è la contropartita per incassare i 5 miliardi cash.
Più logico sarebbe invece un investimento in Mediaset Premium, ossia la pay-tv, che è il core business di Vivendi e dove indubbiamente il mercato italiano offre ancora importanti margini di crescita. Un rafforzamento in questo ambito sarebbe vantaggioso per entrambi. Tant’è che tra CanalPlus e Segrate i colloqui sono in corso da tempo. E, secondo alcune voci, l’interesse dei francesi sarebbe per una quota piuttosto rotonda della pay-tv del Biscione.
I tasselli del puzzle sul tavolo di Vivendi, insomma, sono tanti e devono essere ancora incastrati. Per cui il gruppo francese per adesso sta percorrendo i due binari: il primo per entrare in Telecom, l’altro, forse, in Mediaset Premium. Si incroceranno? Una convergenza industriale, tra rete e contenuti, tra Telecom Mediaset e Vivendi, sembrerebbe più facile. E non richiederebbe un incrocio azionario. Che non è escluso possa arrivare successivamente.