22.03.2018

Telecom, Genish all’attacco di Elliott

  • La Repubblica
Oggi il cda di Telecom si riunisce per prendere atto della richiesta del fondo Elliott di integrare l’ordine del giorno dell’assemblea con la revoca e la successiva nomina di 6 su 10 degli amministratori indicati da Vivendi, padrone del 23,9% dell’ex monopolista delle tlc. Il fondo speculativo, che con il 5,75% del capitale è il secondo socio di Tim, ha stilato anche una lista di critiche alla gestione attuale e di obiettivi per creare più valore. E il consiglio dei ministri ieri ha deciso di non esercitare i poteri speciali ( il golden power ) sugli acquisti di Elliott.
Amos Genish, l’ad di Telecom che nei giorni scorsi ha incontrato tutti gli investitori, tra cui anche i rappresentanti di Elliott, resta convinto che queste critiche siano costruttive. Genish ha detto ai suoi che non si sente «offeso» dalle dichiarazioni di Elliott né si sta « difendendo » dagli attacchi, perché come ad il suo compito è realizzare un piano credibile, mentre il piano di Elliott non lo è, o non in tempi brevi. Per quanto riguarda la rete, Genish è determinato a portare avanti una societarizzazione della rete, e appena l’Agcom sarà in grado di formulare il nuovo quadro regolatorio – cosa che non si verificherà prima dell’autunno – valuterà la possibilità di procedere per gradi: prima vuole collocare in Borsa una quota di minoranza e poi non esclude nemmeno un’eventuale fusione della rete Telecom con Open Fiber. Ma solo dopo l’arrivo in Borsa di una quota di minoranza, è il suo pensiero, la rete avrebbe valori certi sulla base dei quali negoziare un eventuale matrimonio con l’altro operatore di rete. A quel punto un monopolista dell’infrastruttura potrebbe negoziare delle tariffe basate sulla Rab, ossia sugli investimenti fatti. Genish ha spiegato agli investitori che il modo migliore per creare valore per tutti gli azionisti è procedere con la rete come fatto con le torri di Inwit, mentre lo scorporo puro come quello fatto da Fiat con Ferrari – e proposto da Elliott non sarebbe né ottimale né realizzabile in tempi brevi. Sarebbero dello stesso avviso anche Goldman Sachs e Credit Suisse, advisor di Telecom per la valorizzazione della rete, secondo cui quotare l’infrastruttura perdendone il controllo, esporrebbe i soci Telecom al rischio di avere due azioni che insieme valgono meno di quella di partenza. Sul tema dei dividendi e della conversione delle risparmio in ordinarie – un altro tema caro a Elliott – Genish resta convinto che siano entrambe interessanti solo a certe condizioni, che al momento non si sarebbero verificate. Telecom deve prima recuperare la pagella dalle agenzie di rating, dato che è l’unica delle ex monopoliste d’Europa con un debito a livello di “spazzatura”. Fino a quando ciò non accadrà il gruppo non potrà pagare la cedola; il ritorno al dividendo, poi, potrebbe fornire una buona occasione per riproporre la conversione delle rnc in ordinarie. Un’operazione che peraltro il cda può proporre, ma solo l’assemblea a maggioranza di due terzi – e quindi con il sì di Vivendi – può deliberare. Per Genish, le condizioni per una conversione non sarebbero comunque mature, e la priorità del gruppo resta ridurre il debito. Per tutti questi motivi, l’ad, che pure avrebbe fatto tesoro dei suggerimenti di Elliott, è fiducioso che gli investitori che ha incontrato tra Londra, New York e Boston, siano pronti a sostenere il suo piano industriale. Viceversa, in casa Telecom sono convinti che Elliott, che pure ha sollevato dei dubbi legittimi, non sarebbe in grado di dare esecuzione al suo progetto. Alcuni investitori fanno notare che nella lista dei 6 consiglieri indicati da Elliott per rimpiazzare 6 amministratori in quota Vivendi, non ci sarebbe nessuno con lo standing di Genish in grado di portare a termine un progetto ambizioso e delicato come lo scorporo della rete. In proposito, il cda di Telecom, che al momento ha affidato ad interim al vice presidente Giuseppe Recchi le deleghe per la sicurezza, potrebbe essere orientato per trasferire le stesse deleghe a Franco Bernabè, in possesso del nulla osta di sicurezza. Ma a quel punto Bernabè perderebbe i requisiti di indipendenza: oggi è il leader dei consiglieri indipendenti e pur essendo stato indicato da Vivendi non è tra gli amministratori di cui Elliott ha chiesto la revoca.