11.12.2015

Telecom, assemblea ad alta tensione

  • La Repubblica
MILANO.
Ufficialmente il 55,46% dei soci di Telecom Italia ha comunicato all’azienda che martedì prossimo si recherà a Rozzano per presenziare all’assemblea. Ufficiosamente qualcuno stima che la cifra sia destinata a salire nei prossimi giorni fino al 59%, di cui un terzo è rappresentato dal 20,11% del capitale in mano a Vivendi.
I punti all’ordine del giorno sono due, il primo ha per oggetto la votazione del processo di conversione delle azioni di risparmio in ordinarie, il secondo è invece quello proposto dal colosso francese dei media, che chiede di allargare il consiglio da 13 a 17 membri. Ma il primo, per essere approvato richiede la maggioranza dei due terzi, e quindi non può passare se Vivendi vota contro, mentre il secondo richiede solo una maggioranza assoluta, e non sarà approvato se il gruppo francese che lo ha proposto resta solo. Di qui la conta degli azionisti che potrebbero votare a favore dell’allargamento del cda che rimane incerta, e solo nei prossimi giorni si saprà di più. Se c’è un fronte di azionisti istituzionali compatto e vicino al 27-28% del capitale di Telecom, ci sono anche numerosi pacchetti di azioni date a prestito che potrebbero invece votare insieme a Vivendi. Pare che il colosso francese dei media possa già contare sulla quota in mano alla Caisse des Depot et Consignation, e su quella che fa capo a Rothschild oltre alle azioni di un importante hedge fund francese. Poi c’è l’incognita di un 3-4% del capitale data a prestito, che qualcuno identifica come il pacchetto in mano a Jp Morgan, che potrebbe votare con Vivendi oppure con i fondi ma che potrebbe decidere solo all’ultimo minuto. Per ora i giochi restano aperti, e nessuno dei due fronti si sbilancia in una previsione.
Quanto all’approvazione del progetto di conversione delle risparmio in ordinarie, invece, ufficialmente il colosso francese aveva dichiarato che non si sarebbe opposto, ma nelle ultime ore qualche investitore teme una clamorosa marcia indietro. In realtà, così come la richiesta di allargare il cda da 13 a 17 membri è stata bocciata da tutti gli esperti di governance, ugualmente il progetto di conversione delle rnc è stato promosso da tutti i broker e da varie banche d’affari, poichè crea valore per tutti gli azionisti. Pertanto sarebbe irrazionale che Vivendi si astenesse o adottasse qualunque comportamento volto a ostacolare il processo di conversione che aumenta il valore della sua partecipazione, anche se diluisce il controllo al 14%. In proposito pare che alcuni importanti investitori istituzionali, azionisti sia di Telecom che di Vivendi, avrebbero fatto moral suasion nei confronti dell’ad Arnaud de Puyfontaine. Il mercato scommette che Vivendi farà prevalere la testa alla pancia: ieri lo spread tra le Telecom ordinarie (-1,9% a 1,12 euro) e le risparmio (-1,8% a 1 euro) si è quasi chiuso considerando anche il conguaglio in denaro di 9,5 centesimi.