L’impatto su Bonos e Borsa
L’incertezza è l’elemento più di ogni altro in grado di mettere in guardia un investitore, a maggior ragione se si tratta di incertezza politica, e se vengono messi in questione i rapporti con l’Europa la faccenda si fa ancora più seria. Anche per questo si tendono a penalizzare le attività spagnole a scapito di altre: non è certo un caso se il rendimento dei titoli di Stato decennali iberici è da qualche settimana appaiato a quello dei BTp italiani (2,28% contro 2,29%), quando a fine dicembre – cioè nel momento i cui sono state indette le elezioni greche – viaggiava tra i 30 e i 40 centesimi sotto.
E se sul mercato del reddito fisso c’è la Banca centrale europea a impedire in parte la deriva con i riacquisti dettati dal quantitative easing, quando si parla di listini azionari non ci sono paracadute del genere. Tanto è vero che, nonostante le svendite di questi ultimi giorni, il Ftse Mib di Piazza Affari conserva ancora un guadagno del 10% rispetto a inizio anno, mentre l’Ibex 35 di Madrid negli ultimi 2 mesi si è ormai rimangiato ogni progresso.
«Oltre quattro anni di stabilità politica hanno permesso a Madrid di portare avanti i cambiamenti strutturali, uscire dalla crisi e dare un colpo d’acceleratore all’economia, ora però i sondaggi suggeriscono che dal prossimo appuntamento elettorale di novembre uscirà un parlamento ben più frammentato», conferma Daniele Antonucci, l’economista che segue il Sud Europa per Morgan Stanley, che tiene bene a mente anche l’impasse creatosi dopo le elezioni regionali dello scorso maggio.
Non solo Podemos
La potenziale instabilità politica spagnola non è però l’unico elemento che spinge gli investitori internazionali a preferirle il nostro Paese: c’è di mezzo anche una questione di stadi differenti del ciclo economico. «La Spagna è in una fase di maturità, con una ripresa ormai consolidata che ha raggiunto la velocità di crociera e che il mercato ha già prezzato, l’Italia è invece in piena accelerazione e potrebbe riservare sorprese positive: noi prevediamo che nel 2016 la crescita possa arrivare all’1,7% contro l’1% delle stime medie degli altri analisti», rileva ancora Antonucci.
Più in generale, ricorda ancora l’economista di Morgan Stanley, la Spagna come la Gran Bretagna ha reagito a uno shock, quale lo scoppio di una bolla immobiliare, con una cura altrettanto incisiva che ha portato banche, imprese e famiglie a reagire riducendo da una parte gli impieghi, dall’altra spese e investimenti: una «cura da cavallo» che ha dato frutti in modo rapido in entrambi i casi. E che ha inaugurato una lunga «luna di miele» fra gli investitori e la Spagna, che ora rischia però di incrinarsi anche a causa del «contagio» greco e dell’avanzata di Podemos.