22.01.2016

«Su Mps molta speculazione Banca sulla via del rilancio»

  • Il Sole 24 Ore

«Non mi è mai capitato di assistere a una divaricazione così elevata tra il giudizio della Borsa e la qualità del sottostante. Il Monte dei Paschi di oggi è lo stesso di sei mesi fa, anzi si è irrobustito: il crollo di queste ultime settimane è assolutamente inspiegabile». Massimo Tononi, da cinque mesi alla presidenza di Mps, rilascia la sua prima intervista nel mezzo di una fase complicata. E per molti aspetti paradossale: «A un clima non favorevole sui mercati – dice a Il Sole 24 Ore – si sono aggiunti certi picchi irrazionali che forse possono trovare una spiegazione solo nei timori innescati dalle nuove norme sul bail in, e sulla conseguente presunta necessità di assumere iniziative per aumentare la dotazione di capitale della banca; ma su questo voglio affermare con fermezza che non abbiamo alcuna intenzione di muoverci in questa direzione, e nessuno ci ha chiesto di farlo. Come peraltro è stato autorevolmente ribadito nelle ultime ore da autorevoli rappresentanti della Bce».
Il capitale, quindi, è sufficiente?
I coefficienti sono ampiamente al di sopra delle soglie richieste, di conseguenza questa banca non ha bisogno di aumento, nè oggi nè dopo i risultati. Per quanto abbiamo avuto modo di vedere finora l’ultimo trimestre è risultato in crescita rispetto al terzo, e il 2015 si profila come un anno migliore del precedente: per trasparenza informativa in questo momento di particolare turbolenza abbiamo deciso di anticipare di una settimana, al 28 gennaio, l’approvazione e la comunicazione dei dati preliminari di bilancio.
Dall’inizio dell’anno la banca ha perso quasi la metà del sui valore, bruciando oltre un miliardo e mezzo: chi ha venduto?
Non abbiamo segnalazioni dai grandi azionisti, che peraltro sono pochi. Sono passati di mano tanti pacchetti di dimensioni, non particolarmente significativi, che hanno prodotto i risultati che vediamo.
Il fatto di non avere un nucleo stabile consistente e molto flottante non vi aiuta.
Certo la mancanza di grandi azionisti genera può generare alta volatilità, nel bene e nel male. Di fatto siamo contendibili.
Non solo: il premier Matteo Renzi, intervistato ieri dal direttore de Il Sole 24 Ore, dice che siete un affare.
Proprio per il gap tra il sottostante e il valore di mercato rende il Monte dei Paschi particolarmente appetibile. E comunque non da oggi e non da ieri stiamo lavorando per un’aggregazione.
Ci sono passi avanti?
Stiamo perseguendo attivamente e concretamente opzioni in Italia e all’estero. Così come ci ha richiesto, peraltro, la Vigilanza.
Il premier si augura che il partner sia italiano.
Posso solo dire che ricerca è in corso ed è espletata con grande concretezza e convinzione.
C’è stata una fuga dei depositi?
I nostri colleghi sul territorio hanno affrontato e gestito la preoccupazione di tanti clienti, con uno sforzo – di cui voglio ringraziarli – che ha dimostrato la professionalità e l’attaccamento alla banca. Questo sforzo ha fatto sì che i deflussi siano stati inferiori al momento di difficoltà che avevamo attraversato a febbraio 2013. Tra gli altri elementi significativi di questi giorni c’è anche il nuovo accordo sindacale, che dimostra lo spirito di sacrificio e di squadra dei nostri colleghi; l’accordo consentirà di proseguire nel contenimento dei costi e di introdurre nuove misure di welfare.
Si vocifera di alcuni problemi sul mercato interbancario. Si è chiuso qualche rubinetto, magari da parte delle banche internazionali?
Nonostante la performance di Borsa non c’è stata alcuna tensione, nessun rubinetto si è chiuso: la banca continua ad avere posizione di liquidità molto elevata.
Il crollo di questi giorni è stato dettato anche dalle preoccupazioni del mercato sui crediti deteriorati: come procede lo smaltimento?
Nel 2015 in totale abbiamo venduto 2 miliardi di Npl, a testimonianza del fatto che il programma di dismissioni previsto dal piano industriale sta proseguendo. Grazie alla recente dismissione di un pacchetto importante gli stock si stanno riducendo, consentendo una significativa inversione di tendenza.
Il mercato, però, sembra chiedervi di più.
È nostra intenzione andare oltre a quanto stabilito: prevedevamo di cedere altri 3,5 miliardi entro il 2018, ma stiamo lavorando per accelerare i tempi e aumentare le cessioni. È la massima priorità nel nostro consiglio di amministrazione.
E la bad bank, o comunque l’iniziativa che il governo sembra voler varare a breve, potrà aiutare.
Non possiamo che apprezzare gli sforzi del Governo per realizzare meccanismi di dismissione che consentano di vendere più agevolmente e più rapidamente. Il nostro auspicio è che giungano a soluzione, ed è importante che si tratti di soluzioni incisive.
Rimane, e il mercato lo sa bene, un problema di prezzi: al 30 settembre avevate un’esposizione netta sui crediti deteriorati pari a circa 24,4 miliardi, di cui 9,4 di sofferenze, con una percentuale media di copertura pari al 48,6%. Il mercato, al momento, sembra disposto a riconoscere valori più bassi, con il rischio di minusvalenze importanti per chi vende.
I prezzi andrebbero valutati caso per caso. Per quel che ci riguarda, posso dire che abbiamo svalutato i nostri crediti deteriorati a un valore che riteniamo congruo, non a caso con coperture superiori alla media di settore, e dunque faremo tutto il possibile per venderli a un prezzo altrettanto congruo. Come ho detto, è questa la priorità del cda e, mi lasci dire, non c’è nessuno che possa gestire questa partita meglio del management guidato da Fabrizio Viola.