D’ora in avanti il fisco potrà recuperare con più facilità i crediti che vanta nei confronti delle imprese chiuse. Infatti, il giudizio già avviato prosegue nei confronti dei soci della srl. Ma non è tutto. L’azienda può emendare la dichiarazione dei redditi fatta per adeguarsi agli studi di settore solo nel caso in cui l’errore commesso sia rilevante e assolutamente riconoscibile dall’amministrazione finanziaria. Segnando una decisa inversione di rotta rispetto a recenti pronunce sull’argomento delle società cancellate, la Corte di cassazione – sentenza 21803 del 20 settembre 2017 – ha dato ragione sia sul fronte processuale che su quello sostanziale all’Agenzia delle entrate.
La crisi. Molto spesso le società vengono chiuse causa crisi. Con la decisione di ieri, che riguarda una srl e quindi una società di capitali, gli Ermellini hanno dato mandato al fisco per recuperare il credito, proseguendo l’azione giudiziaria contro i soci. Ciò perché, si legge in sentenza, «il successore che risponde solo intra vires dei debiti trasmessigli non cessa, per questo, di essere un successore». Ecco perché, motivano i giudici, «se l’estinzione della società cancellata dal registro intervenga in pendenza di un giudizio del quale la società è parte, si determina un evento interruttivo del processo, disciplinato dall’art. 299 c.p.c., con possibile successiva eventuale prosecuzione o riassunzione del medesimo giudizio da parte o nei confronti dei soci. Ove invece l’evento estintivo non sia stato fatto constare nei modi previsti dagli articoli appena citati, l’impugnazione della sentenza pronunciata nei riguardi della società deve provenire o dai soci o nei confronti dei soci succeduti alla società estinta».
Studi di settore. Sull’altro versante la Cassazione ha escluso che le imprese che si adeguano ai parametri delle Entrate con la dichiarazione possano poi emendarla senza che l’errore sia importante e riconoscibile dell’amministrazione finanziaria che può spiccare la cartella di pagamento automaticamente. Ciò perché, spiega la sentenza, la correzione degli studi è un atto negoziale.
Debora Alberici