«Rafforzare il vantaggio tecnologico dell’Europa e sostenere la sua base industriale». La vicepresidente della Commissione Ue, Margrethe Vestager, spiega così il primo piano d’azione europeo sulle sinergie tra l’industria civile, della difesa e spaziale. Il punto di svolta lo indica il commissario all’Industria Thierry Breton: «Abbiamo, per la prima volta a livello europeo, un Fondo Ue per la difesa dotato di poco più di un miliardo di euro all’anno» e questo «pone in modo molto concreto» la questione delle sinergie.
Il fondo Ue per la difesa ha una dotazione finanziaria di 7,9 miliardi per il periodo 2021-2027. Di questi, 2,6 miliardi saranno destinati alla ricerca e 5,3 miliardi alle azioni di sviluppo. Il piano presentato ieri non riguarda nuovi fondi, ha sottolineato Vestager, ma cambia l’approcccio. L’obiettivo è creare economie di scala ma anche fare in modo che «le innovazioni raggiungano molteplici usi per progettazione», e quello di «sfruttare l’enorme potenziale di innovazione di ricercatori e start-up». I finanziamenti Ue offrono oggi l’opportunità di rafforzare l’innovazione europea, spiega la Commissione, esplorando e sfruttando il potenziale delle tecnologie nei settori della difesa, dello spazio e ad uso civile, come i servizi cloud, i processori di ultima generazione e l’intelligenza artificiale.
La nuova strategia avrà un impatto anche sull’industria spaziale e della difesa italiane. Nel settore spazio il nostro Paese copre tutta la filiera, dall’applicazione e servizi alla manifattura, inclusi i lanciatori. Siamo il terzo Paese al mondo, dopo Usa e Russia, ad avere lanciato in orbita un satellite. E il 50% della Stazione spaziale internazionale (Iss) è made in Italy. Ieri, ad esempio, Thales Alenia Space, joint venture tra Thales (67%) e Leonardo (33%), è stata scelta ancora una volta da Northrop Grumman per la fornitura di altri 2 nuovi moduli cargo pressurizzati, ossia la diciottesima e diciannovesima missione Cygnus di rifornimento cargo alla Iss. Il nostro tessuto industriale è composto da poche grandi aziende che operano in sintonia con le pmi e le start-up.
Tra le azioni mirate del nuovo piano Ue c’è anche quella di sostenere l’innovazione generata dalle start-up, dalle Pmi e dalle organizzazioni di ricerca e tecnologia agevolando l’accesso a nuove opportunità , anche tramite la creazione di una rete di «incubatori dell’innovazione». L’Ue punta anche a lanciare tre progetti faro che evidenziano il potenziale di sinergie e investimenti in tecnologie critiche, che saranno oggetto di un monitoraggio speciale per ridurre la dipendenza europea. I progetti riguardano i droni (come integrare il know-how militare nella tecnologia dei droni civili); la connettività spaziale sicura basata sulla crittografia quantistica; la gestione del traffico spaziale per evitare collisioni.