14.05.2018

Software pirata, i risarcimenti salgono a 1,3 milioni

  • Il Sole 24 Ore

Quasi 57mila euro. È questo il conto che in media ha pagato nel 2017 una Pmi italiana trovata non in regola con le licenze software. In altre parole, colta ad utilizzare applicazioni piratate e dunque obbligata a risarcire i danni causati con la violazione del diritto d’autore, a cui si aggiungo gli accordi transattivi con i produttori e l’acquisto i nuovi software per soddisfare le necessità. Un pacchetto di extra costi importante per la piccola azienda o per uno studio professionale che pensava di “risparmiare” utilizzando software pirata.
Lo scorso anno le aziende che hanno ricevuto la visita dei funzionari Bsa, l’associazione dei produttori di software, hanno pagato complessivamente oltre 1,3 milioni, contro i circa 950mila euro del 2016, con un aumento del 37 per cento. In questo computo sono esclusi i danni reputazionali, quelli all’immagine, gli altri costi legali e le spese indirette. Senza dimenticare che i software illegali, molto spesso, aprono le porte dei computer dell’azienda agli hacker.
«Questi risultati sono il frutto dell’attività svolta nel 2017 con l’intensificazione delle azioni di contrasto rispetto al 2016 e per i prossimi mesi si vedrà un ulteriore aumento degli interventi – anticipa Simona Lavagnini, consulente legale di Bsa Itala e avvocato presso lo studio Lgv Avvocati -. Il tasso di positività delle azioni è molto alto, con l’individuazione di illeciti nelle aziende sotto verifica».
Nel 2017 sono arrivate a Bsa Italia ben 444 segnalazioni contro le 322 del 2016. Per quanto riguarda il 2018 si registra un vero e proprio exploit: nel primo quadrimestre sono state superate le 400 segnalazioni.
Che cosa accade all’azienda che entra nel mirino delle azioni di contrasto alla pirateria informatica? I controlli da parte della Guardia di Finanza avvengono d’iniziativa e normalmente le forze dell’ordine si avvalgono di ausiliari esperti nella materia. Si accede ai computer e server dell’impresa, controllando la presenza di applicazioni. Si verifica poi la corrispondenza tra programmi e licenze. In caso di irregolarità, si procede al sequestro dei sistemi e normalmente viene comminata una sanzione amministrativa commisurata al valore dei programmi senza licenza. Inoltre gli atti vengono inviati per la prosecuzione delle indagini preliminari.
La diffusione dei software privi di licenza riguarda tutti i settori, con un’incidenza che può arrivare anche a un caso su due. I principali trasgressori del 2017 sono state le aziende che operano nell’area information technology, le società di vendita e le imprese manifatturiere, seguite da vicino dalle aziende grafiche, pubblicitarie e dagli studi di architettura. La classifica dei programmi più copiati vede Windows e la suite Office, quelli di Adobe per il fotoritocco e Autocad di Autodesk.

Enrico Netti