04.04.2013

Slitta il decreto sui debiti della Pa

  • Il Sole 24 Ore

Una lunga telefonata, circa un’ora secondo fonti di Bruxelles, per chiarire aspetti e compatibilità finanziarie dell’operazione che, dopo il rinvio disposto ieri, dovrebbe consentire di varare il decreto entro lunedì. È stato il presidente del Consiglio, Mario Monti, a chiamare il commissario agli Affari economici, Olli Rehn per assicurare in primo luogo che, anche con lo sblocco di 40 miliardi di crediti commerciali delle amministrazioni pubbliche sarà rispettato il limite massimo del 3% nel rapporto deficit/Pil. Rassicurazione richiesta da Bruxelles, ritenuta fondamentale per chiudere in maggio la procedura per disavanzo eccessivo aperta nel 2011 nei confronti del nostro Paese. Al tempo stesso, precondizione essenziale per poter fruire dei «margini di flessibilità» utili a rendere operativa l’iniezione di liquidità a beneficio del sistema produttivo, e per rientrare nel cosiddetto «braccio preventivo» del Patto di stabilità anche in riferimento alla partita degli investimenti produttivi.
Monti ha illustrato a Rehn i contenuti salienti del provvedimento. Il commissario ha preso nota di questo «avanzamento positivo» e ha chiesto ai suoi uffici di «esaminare immediatamente i termini del decreto». Si tratta di misure che a parere della Commissione consentiranno di onorare «una parte imporante delle fatture, rispettando al tempo stesso l’impegno dell’Italia a mantenere il suo deficit sotto la soglia del 3% del Pil». Del resto la stessa Commissione si dice «molto ben informata del problema», avendo già indicato in diverse occasioni che il mancato pagamento dei debiti pregressi della Pa «presenta un rischio per la crescita in generale e per il sistema delle piccole e medie imprese in particolare». La rassicurazione di Monti – ha spiegato il portavoce della Commissione, Olivier Bailly – è che il decreto «conterrà una clausola di sospensione dei pagamenti, se si arrivasse a ridosso del 3% nel rapporto deficit/Pil». Disco verde anche alla decisione del governo di procedere allo sblocco di una prima tranche, «anche perché l’impatto sul debito pubblico sarebbe notevole».
Erano stati in particolare i ministri dell’Economia, Vittorio Grilli e dello Sviluppo economico, Corrado Passera a manifestare al presidente del Consiglio la necessità di «proseguire gli approfondimenti» sul testo del decreto, anche alla luce della risoluzione con cui Camera e Senato hanno dato il via libera alla modifica dei saldi di finanza pubblica. Il Consiglio dei ministri, prima convocato alle 10 poi slittato alle 19, è stato rinviato ai prossimi giorni, il tempo per definire nel dettaglio modalità e coperture, e avviare un nuovo tavolo di confronto con le organizzazioni imprenditoriali e l’Anci. Decisione che ha dato origine a una raffica di prese di posizione critiche in sede politica, soprattutto da Pd e Pdl. Nel testo definitivo non vi sarà l’anticipo al 2013 dell’aumento dell’addizionale regionale Irpef, giudicata «non percorribile» dall’Economia. È stato in particolare il presidente dell’Anci, Graziano Delrio, ad annunciare che nel decreto saranno «immediatamente disponibili 7 miliardi per le imprese».
«Nessun mistero» sul rinvio del Consiglio dei ministri, e «nessuna contrapposizione con Passera, chiarisce Grilli in serata a «Porta a Porta». Slittamento di alcuni giorni per un provvedimento che – ribadisce – «non contiene alcun aumento di imposte». È un decreto «importantissimo sia per l’impatto sull’economia con l’immissione di 40 miliardi di liquidità nel sistema, sia perché penso debba essere una svolta nei comportamenti della pubblica amministrazione nei rapporti con le imprese private». E ancora: «Non abbiamo bisogno di coperture o soldi perché paghiamo spese già fatte». Quanto all’aumento di un punto dell’Iva in programma il prossimo 1° luglio, vi sono margini per evitarlo «ma occorre una strategia economica di medio periodo, perché bisogna trovare le risorse, e la volontà politica di farlo». L’aumento del deficit 2013 dello 0,5% deriva dal fatto che le spese «sono state contabilizzate nei bilanci dei comuni ma non a livello aggregato di paese ai fini europei». Resta la difficoltà a stimare con precisione l’ammontare dei debiti: «Non c’è ad oggi la possibilità di avere una puntuale ed istantanea fotografia».