«In termini assoluti – spiega Simone Capecchi, direttore sales & marketing di Crif – la domanda di credito segna il record assoluto a partire dal 2008 e questo conferma che le nostre imprese, a iniziare da quelle di capitale, stanno cominciando a guardare al futuro con maggior fiducia».
Dalle aziende i segnali sono dei più diversi, a seconda del settore operativo e dell’area geografica. «Nel Triveneto – osserva Roberto Brazzale, contitolare dell’omonima azienda casearia – viviamo, di riflesso, la crisi delle Popolari, al centro di una riforma del settore, ma anche conseguenti al rinnovo dei vertici, che non influenza positivamente l’erogazione dei crediti». L’anno scorso il lattiero-caseario è stato investito in pieno dall’embargo Ue verso la Russia «e questo ha fortemente colpito il settore – sottolinea Brazzale – Quest’anno la crisi si è complicata per i produttori di materie prime mentre noi trasformatori stiamo lentamente recuperando i margini erosi».
In Sicilia, nel Ragusano, «notiamo un arretramento dei due gruppi bancari più importanti – sottolinea Alessandro Spadola, contitolare di Caffè Moak (15,2 milioni di ricavi l’anno scorso) – e un grande attivismo delle banche meno grandi, da Sella alla Popolare dell’Emilia Romagna, che, di loro iniziativa, ci propongono credito per mezzo di nuovi e interessanti strumenti finaziari. Per noi le risorse sono destinate alla crescita; il circolante lo gestiamo internamente, anche per le nuove regole».
In Friuli, «oggi abbiamo molte più fonti di finanziamento rispetto al passato – osserva Vladimiro Dukcevich, comproprietario del Salumificio Principe e di King’s prosciutti – ma, in generale, notiamo una maggiore flessibilità delle banche meno grandi. Cresciamo del 30% sui mercati esteri ma stiamo investendo sia in Italia che all’estero e il supporto delle banche è utile». Shopping in vista? Dukcevich risponde soltanto: «Le cose si comunicano solo quando si realizzano».