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La Repubblica
27/08/20
MILANO — La sfida all’ultimo salume sta per entrare nel vivo. Il termine è il primo settembre ma il gruppo Ferrarini conta di consegnare in tribunale la nuova proposta concordataria il 31 agosto. E sarà davvero una sfida, perché intorno alla società di Reggio Emilia, che produce prosciutto cotto e crudo, parmigiano e salami (attraverso la controllata Vismara, a sua volta in concordato) si sta scatenando una “guerra” di proposte. Da una parte c’è la famiglia e il gruppo Pini (che possedeva l’80%, prima della richiesta di concordato presentata nel 2018) cui si aggiungerà con tutta probabilità Amco. Ma l’11 agosto scorso si è fatta avanti anche un’altra cordata. Un gruppo composito, con una forte presenza industriale – c’è il Gruppo Bonterre- Grandi Salumifici Italiani (che produce salumi, formaggio Parmigiano- Reggiano, snack e piatti pronti), O.P.A.S. (cooperativa di allevatori di suini) e HP s.r.l. (società attiva nel sostegno e nell’innovazione dell’agrifood). Ma con un’altrettanto forte connotazione finanziaria, perché è sostenuta da Intesa (che ha garantito finanza per 35 milioni nella durata del piano) e da Unicredit. La cordata Pini-Amco prevede l’uscita della famiglia dall’azionariato della controllante Ferrarini holding, ma non il disimpegno sul piano della collaborazione aziendale.
Dunque, salumi, formaggi e prosciutti (il gruppo valtellinese Pini è leader nella bresaola). Ma anche tante banche. Intesa e Amco (se la presenza di quest’ultima verrà confermata) si muovono su fronti contrapposti ma sono accomunate dall’eredità dai crediti vantati dalle due ex banche venete. Finiti in pancia a Intesa (per quasi 9 milioni ex Popolare Vicenza) e, per quanto riguarda gli Utp (il primo livello dei crediti in difficoltà) ad Amco. La società operativa di debiti ne ha parecchi: gli ultimi dati certi risalgono al 2018, quando l’esposizione della Ferrarini era pari a 224 milioni a fronte di un fatturato di 147. Più complicato è stabilire l’esposizione dell’intero gruppo e della famiglia Ferrarini, che a suo tempo fu anche coinvolta nella vicenda delle operazioni “baciate” delle due banche Venete.
Ora siamo alle battute finali. A favore della cordata in cui partecipa Intesa si sono già espressi, tra gli altri, Legacoop e Coldiretti. È possibile che anche i sindacati a berve scendano in campo. Quando le proposte saranno entrambe sul tavolo saranno poi i creditori a giudicare. Tra le banche ci sono anche Mediobanca e Mps, oltre ai fornitori.
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