«È importante aggredire l’emergenza» dice Maurizio Sella, nuovo presidente dell’Assonime che mitiga il suo severo messaggio con una visione fiduciosa sulla capacità degli italiani di reagire alla crisi. L’Assonime è l’associazione che riunisce banche, assicurazioni e imprese, soprattutto grandi e quotate anche se è ampia l’adesione di quelle di media dimensioni che non sono in listino. Sella è un presidente decisamente rappresentativo, visto che la sua famiglia è proprietaria dell’omonimo gruppo bancario al cui interno operano due assicurazioni ed anche in via indiretta, attraverso la società Filatura e Tessitura di Tollegno, del Lanificio di Tollegno, della Lana Gatto e della Ragno. Banchiere – è stato per otto anni anche presidente dell’Abi e della Federazione bancaria europea – assicuratore e imprenditore, Sella succede nell’incarico il presidente della Bnl Luigi Abete.
Come fa l’Assonime, in questa fase di strozzatura del credito ad affrontare senza lacerarsi tra i contrapposti interessi delle banche e delle imprese?
«L’obiettivo dell’Associazione, che cerca di avere una visione d’assieme dei problemi, è la tutela dell’interesse generale non di quella o quell’altra impresa o banca. In quest’ottica, in 103 anni di storia, il punto di incontro e di mediazione si è sempre trovato».
Ora però la situazione è difficile, lo si chiami credit crunch o inasprimento delle condizioni, il fatto è che le banche danno meno prestiti alle aziende….
«Sì è vero ma le imprese non tirano, è il cavallo che non beve, non è solo colpa delle banche. Il problema è aggredire l’emergenza e far tornare a circolare il denaro, la liquidità».
Qual è il programma della sua presidenza per l’Assonime?
«La priorità è il lavoro: bisogna agire per aumentare l’occupazione soprattutto dei giovani e delle donne e la strada maestra è ridurre imposte e contributi. Lo Stato non prende nulla da un non assunto, nè contributi nè imposte e quindi non rinuncia a nulla se lo stesso viene assunto senza oneri contributivi o fiscali. Anzi ci guadagna in termini di consumi».
Gli altri punti del suo programma?
«Il secondo punto riguarda la liquidità: per far tornare a circolare il denaro, è fondamentale il pagamento dei debiti della P.A. a fornitori e imprese. Si tratta di una cifra valutabile in difetto tra 60 e 80 miliardi che darebbe risorse alle imprese, beneficiando di conseguenza anche le banche. In questo ambito sono da approfondire le ipotesi che vanno dalla cartolarizzazione dei prestiti alle piccole e medie imprese alla collateralizzazione degli stessi, tramite le banche, presso la Bce».
Altri interventi?
«Bisogna riprendere a spendere per gli investimenti in infrastrutture e grandi opere, magari utilizzando le risorse disponibili come gli 11 miliardi di fondi comunitari e i 6 di fondi italiani “matching” che ora forse potremo non computare ai fini del disavanzo pubblico grazie alla chiusura della procedura dei disavanzi eccessivi»