11.07.2013

Scontro negli Stati Uniti sui requisiti delle banche

  • Il Sole 24 Ore

Le autorità americane vogliono raddoppiare l’ammontare di capitale di cui le banche devono disporre in relazione alle loro attività patrimoniali. Solo per JP Morgan Chase l’aumento previsto, se le norme andranno in porto, è di 15,6 miliardi di dollari.
L’obiettivo dei regolatori è chiaro: spegnere il timore di banche “troppo grandi per fallire” che a cinque anni dalla peggiore crisi finanziaria dalla Grande Depressione continuano a essere deboli e rischiano di mettere a repentaglio l’intero sistema finanziario. Non a caso richiedono che i cuscinetti protettivi di capitale vengano calcolati considerando non solo asset rischiosi ma anche prestiti, investimenti, immobili, titoli e asset a bilancio.
Le otto principali holding bancarie americane dovranno così portare al 5% il leverage ratio. Per le controllate che ricadono sotto l’ombrello della Federal Deposit Insurance Corp. (Fdic, l’agenzia che garantisce i depositi americani) l’indice di leva finanziaria è al 6%, il doppio rispetto a quanto previsto dagli accordi con le autorità di regolamentazione globali.
Subito gli analisti hanno calcolato l’impatto di tali requisiti. Secondo quelli di Keefe, Bruyette & Woods, solo due delle otto grandi holding bancarie statunitensi sono nelle condizioni di rispettare gli standard proposti. Si tratta di Wells Fargo e Bank of America, con capitali in eccesso rispettivamente per 41,2 miliardi di dollari e 3,6 miliardi. JP Morgan Chase è il gruppo che deve rastrellare più capitali di tutti. Per essere in regola Morgan Stanley dove recuperare 14,1 miliardi, cifra che scende a 13,2 miliardi per Citigroup e a 4,9 miliardi per Goldman Sachs.
Se il leverage ratio del 5% fosse stato imposto già l’anno scorso, quando gli stress test sono stati condotti, le holding bancarie americane avrebbero dovuto incrementare le loro riserve di 63 miliardi di dollari. Per le loro controllate la cifra sarebbe stata di 89 miliardi.
I rappresentanti del settore hanno subito obiettato. La loro tesi è che i nuovi requisiti patrimoniali potrebbero avere conseguenze negative sull’economia. Come? Se le banche devono conservare nelle loro casse più denaro contante, la concessione di prestiti subirà una frenata, proprio quando la Fed si prepara a tirare i remi in barca. E c’è chi crede che i gruppi americani sarebbero svantaggiati rispetto ai rivali europei.
I vincoli proposti entrerebbero in vigore nel 2018. Ma gli investitori potrebbero fare pressioni sulle banche affinché i nuovi standard vengano rispettati al più presto portando meno dividendi e cessioni di asset. Proprio quello che voglio Fdic, Fed e Office of the Comptroller of the Currency (Occ, l’agenzia che controlla le banche nazionali e le filiali di banche estere che operano negli Usa). L’obiettivo è spingere le banche a limitare le operazioni a debito o a ridurre le proprie dimensioni evitando così di ricorrere ad altri bailout a spese dei contribuenti.