È da tempo che Wolfgang Schäuble vorrebbe azzerare il ruolo della Commissione Ue quando si tratta di verificare i conti pubblici dei Paesi europei. Ieri, durante un dibattito sul bilancio 2017 al Parlamento tedesco, l’ha in sostanza avvertita di non provocare. Nei giorni scorsi, Bruxelles aveva per la prima volta ufficialmente richiamato Berlino a spendere di più per stimolare i propri consumi interni e ridurre così l’enorme avanzo commerciale che crea squilibri nella regione. Il ministro delle Finanze ha risposto che «le raccomandazioni della Commissione Ue sono indirizzate al Paese sbagliato». Risposta che non è piaciuta a Matteo Renzi.
Stando ai calcoli che Schäuble ha presentato al Bundestag, tra il 2005 e il 2015 gli investimenti in Germania sono cresciuti del 3,9% all’anno, l’aumento maggiore tra i grandi Paesi europei, contro una media dello 0,7% della Ue. Dato significativo che però non soddisfa chi vorrebbe un maggiore stimolo all’economia tedesca: in una fase in cui la politica di bilancio complessiva dei Paesi dell’eurozona è stata leggermente espansiva e sta diventando neutra, lo stesso presidente della Bce Mario Draghi ha sostenuto di recente che la Germania ha spazio per stimolare l’economia. Schäuble invece ritiene che la politica di non deficit degli scorsi anni, che vuole ripetere nel 2017, sia essenziale.
Anche perché ritiene che l’economia tedesca sia quasi alla piena occupazione e non vuole che l’economia si surriscaldi.
Negli ultimi mesi, il potente ministro tedesco si è astenuto dal criticare la Commissione e dal mostrare contrarietà per gli alti deficit di alcuni Paesi. Egli stesso, in estate è intervenuto su Bruxelles per evitare che Spagna e Portogallo venissero penalizzate per non avere rispettato gli impegni presi. Ritiene che, di fronte alle crisi multiple dell’Europa, si tratti di non provocare divisioni. La critica arrivata da Bruxelles, però, più ancora che sbagliata gli è parsa politicamente irritante, motivata dalla pressione di alcuni Paesi e partiti europei, segno a suo avviso che la Commissione non è guidata dalla necessità di fare rispettare le regole del patto di Stabilità ma da considerazioni politiche. Per questo ritiene (ma ieri non l’ha ripetuto) che il ruolo di conformità dei bilanci pubblici sarebbe meglio svolto da un’agenzia tecnica. Anche perché – ha detto – Bruxelles non assolve al compito di controllare «che i bilanci di singoli Paesi europei rispettino regole e accordi».
Se pur non coinvolto da Schäuble, Renzi non ha perso l’occasione per polemizzare: «La Ue cominci a controllare il bilancio tedesco perché il surplus tedesco sta creando problemi a tutta l’Europa». Toni forti, sullo stesso tema, anche al Parlamento europeo tra popolari e socialisti, dove Gianni Pittella, del Pd, ha sostenuto che il problema in Europa si chiama Schäuble. Il 5 dicembre, si riuniranno i ministri finanziari dell’Eurogruppo per discutere di bilanci pubblici: è il giorno successivo al referendum costituzionale in Italia, tutti saranno più liberi di litigare.
A ricordare che la Ue è in effetti divisa su quasi tutto, in visita alla Roma governativa ieri è stato Michel Barnier, capo negoziatore di Bruxelles sulla Brexit, spaccatura sempre più larga.
Danilo Taino