Nei prossimi mesi potremmo assistere al «crash test» del «credit crunch». Lo scioglilingua anglofono nasconde un pericolo tutto italiano: tra giugno e luglio la tenuta delle imprese italiane sarà messa alla prova da vecchie e nuove (Imu) scadenze di pagamento. Il tutto in una situazione di stretta creditizia superiore a quella del 2009.
I dati dell’Ufficio studi di Confartigianto dicono che nel marzo 2012 il tasso d’interesse per i finanziamenti di minor importo (quelli fino a 250 mila euro) tocca il 5,18%, 149 punti base in più rispetto a un anno fa, ed è stabilmente più alto di quelli di importo superiore. Come se non bastasse, a essere maggiormente penalizzate dalla stretta creditizia sono proprio le piccole e medie imprese: basti pensare che un’azienda con meno di 20 addetti paga in media un tasso d’interesse superiore di 227 punti rispetto a un’impresa con più di 20 dipendenti.
Alle corde
«La crisi economica ha messo le banche in una posizione difensiva addirittura superiore a quella del 2009 — afferma Cesare Fumagalli, segretario generale di Confartigianato —. C’è scarsa liquidità , gli istituti di credito non solo non concedono più finanziamenti, ma sono costretti a rientrare dagli impieghi anche perché non è più possibile contare sul fund raising. Dalle nostre ricerche risulta evidente che alla fine del 2011 c’è stato un crollo dei finanziamenti e i pochi che li hanno ottenuti lo hanno fatto a tassi davvero molto alti». A pagare questa condizione sembrano essere soprattutto le piccole imprese, anche quelle che mostrano un business di grandi potenzialità e una capacità produttiva all’avanguardia. Un paradosso solo apparente. «Grazie alle nostre Pmi l’Italia ha fatto registrare le migliori performance europee nell’export — osserva Fumagalli —, eppure molti imprenditori sono pronti a vendere se solo riceveranno l’offerta giusta. Del resto, anche le banche fanno il loro interesse: rinnovano i prestiti alle grandi imprese, spesso in difficoltà , perché non possono lasciarle affondare insieme ai soldi che hanno prestato. Invece chiudere il rubinetto alle piccole aziende non comporta enormi conseguenze per le casse degli istituti di credito».
I debiti
Lo scenario dei prossimi mesi, però, appare più fosco che mai a meno che il governo non riesca a liberare davvero quei 100 miliardi derivanti dai pagamenti in arretrato della pubblica amministrazione. «Quei fondi potrebbero rappresentare l’unica vera alternativa all’assenza di finanziamento da parte delle banche — conferma il segretario generale di Confartigianato —. Rappresenterebbero una boccata d’ossigeno fondamentale, ma bisogna fare in fretta. Tra giugno e luglio la condizione di disagio delle piccole e medie imprese italiane raggiungerà il punto di rottura: l’arrivo di scadenze come quella dell’Imu e dell’Irpef, in assenza dei finanziamenti bancari, potrebbe mettere a rischio anche la pace sociale». A meno che il ministro Passera non riesca davvero a staccare l’assegno per i pagamenti arretrati dello Stato.
Siete qui: Oggi sulla stampa

Il Corriere della Sera
04/06/12
Potrebbe interessarti anche

Alla fine, dopo un consiglio sospeso e riaggiornato a ieri pomeriggio, l’offerta vincolante per lâ...
Oggi sulla stampa

Scatta l’operazione-pulizia del Recovery Plan. Dal primo giro di orizzonte del gruppo di lavoro di...
Oggi sulla stampa

Negli ultimi giorni, la stampa è entrata improvvisamente nel mirino di alcuni governi in Europa del...
Oggi sulla stampa