04.12.2019

Salva-Stati, niente intesa sulla mozione che deciderà il destino del governo

  • La Repubblica

La missione di Roberto Gualtieri non è semplice: ottenere più tempo dall’Eurogruppo di oggi a Bruxelles, rinviare la firma del Mes, il fondo salva-Stati, di almeno due mesi e tentare di inserire almeno uno dei miglioramenti chiesti dal Movimento 5 stelle. Pena, l’impossibilità di scrivere una risoluzione comune prima del Consiglio europeo del 12 e 13 dicembre. Col rischio che Giuseppe Conte arrivi al vertice con il mandato parlamentare di rimangiarsi un accordo già preso a fine giugno. Sarebbe la fine della luna di miele tra le istituzioni europee e il governo giallo-rosso.
Lo scontro
Il capo politico M5S Luigi Di Maio, ancora ieri, scriveva su Facebook: «Decideremo noi come e se dovrà passare questa riforma del Mes», incassando subito un commento di Alessandro Di Battista: «Concordo, così non conviene all’Italia. Punto». Ma il Pd gela l’asse ritrovato: «C’è una linea comune decisa in un vertice, pensiamo al bene del Paese e abbassiamo le polemiche. Poi deciderà il Parlamento», dice il segretario Nicola Zingaretti. E il ministro degli Affari europei Enzo Amendola avverte Di Maio: «Se qualcuno dice “sul Mes decido io”, è ottimo per fare qualche “like”, ma la posizione del governo è quella espressa da Conte». In queste condizioni, la cosa più importante — e cioè scrivere una risoluzione di maggioranza da votare l’11 dicembre, prima del Consiglio europeo che dovrebbe ratificare il Mes — diventa quella più difficile. «Sull’europeismo di questo governo non può esserci mediazione», ha avvertito domenica il capo delegazione dem Dario Franceschini.
Le richieste M5S
Il Movimento ha recapitato al ministro dell’Economia tre modifiche che ritiene irrinunciabili. La prima riguarda le clausole di azione collettiva (Cac) che — spiega chi ci ha lavorato — «renderebbero più facile ristrutturare il debito pubblico perché sarebbe più semplice trovare una maggioranza di creditori che dà il via libera». La seconda riguarda i canali di liquidità precauzionali: «Sono divisi tra Paesi di serie A e di serie B, e anche se attualmente l’Italia rientra nella prima un domani non sarà così perché vengono poste condizioni molto stringenti». Infine, il terzo punto critico: il peso maggiore che avrebbe il board del meccanismo di stabilità nel decidere se il debito di un Paese che chiede aiuto è sostenibile o no. Prima lo stabiliva solo la Commissione europea.
Il piano Gualtieri Di questi punti Gualtieri sposa il primo. A Bruxelles, giocando sul suo terreno pr eferito, tenterà la mediazione ma se troverà un muro potrebbe metter su la faccia feroce . Soprattutto sulla logica del “pacchetto”, che prevede una correzione al Mes sulla questione delle “Cac” (come chiedono i 5S); un veto quasi irrinunciabile all’assegnazione di un rating ai titoli di Stato in pancia alle banche e infine il rafforzamento di un primo embrione di bilancio comune dell’Eurozona, con maggiori fondi per investimenti e riforme. Il nodo più difficile è quello delle Cac, che prevedono una sorta di “referendum” approvativo dei detentori di bond pubblici nel caso di ristrutturazione del debito. Fino a oggi si vota con il “dual limb”, cioè votano gli obbligazionisti di ogni serie di Btp e poi si vota per l’intero debito. La bozza del Mes prevede un solo voto, il “single limb”, sull’intero debito. Si faciliterebbero così le procedure di ristrutturazione, rendendo meno appetibili i titoli dei Paesi considerati a rischio. L’altra questione che metterà sul tavolo il ministro è la ponderazione dei titoli di Stato in pancia alle banche, che in Italia valgono 400 miliardi. Oggi sono considerati esenti da rischio, le banche possono comprarne in quantità senza dovere aumentare il capitale. La Germania però sostiene che se si vuol varare il cosiddetto Edis, cioè l’assicurazione per i depositanti fino a 100 mila euro delle banche in default, bisogna ridurre il rischio dei loro portafogli a partire dai titoli di Stato, cui verrebbe assegnato un rating. Questo porterebbe le banche a sottoscrivere meno titoli di Stato. Ed è, Gualtieri lo ha già detto chiaramente, inaccettabile per il nostro Paese.