04.03.2014

«Salva-Roma», conto alle imprese

  • Il Sole 24 Ore

Cattive notizie sulla Tasi, e buone sulla Tari. Sono i due frutti fiscali che le imprese ottengono dal decreto salva-Roma approvato venerdì dal Consiglio dei ministri, che è stato al centro del lavoro dei tecnici per tutta la giornata di ieri ed è atteso oggi in «Gazzetta Ufficiale». Il titolo del provvedimento è legato alle nuove regole per tenere in piedi i bilanci di Roma con un nuovo scambio di poste finanziarie fra Campidoglio e commissario straordinario, ma il testo è pieno di disposizioni che hanno effetti ben oltre il Grande raccordo anulare.
Imprese
Le imprese sono interessate da vicino dal nuovo rimescolamento delle due nuove componenti della Iuc, la Tasi e la Tari, che si uniscono all’Imu per formare l’imposta “unica” comunale. Sul versante del tributo per i servizi indivisibili, la «super-Tasi», alimentata dallo 0,8 per mille aggiuntivo per finanziare le detrazioni alle abitazioni principali, pare destinata a colpire in molti Comuni imprese, alberghi, centri commerciali e negozi, che insieme alle seconde case (vuote o affittate) si vedranno probabilmente applicare la super-aliquota, soprattutto nei Comuni dove l’innalzamento dell’Imu nel 2012 e 2013 rende indispensabile questo passaggio per far quadrare i conti. Una dinamica, questa, che ha spinto il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi a prevedere dalla Tasi «un’altra botta» ai conti delle aziende. Un’evoluzione di segno opposto, che mette però in gioco importi più contenuti, sembra riguardare il tributo sui rifiuti (Tari), perché il decreto corregge la legge di stabilità e opta per escludere dal pagamento i rifiuti speciali assimilati prodotti e autonomamente avviati al recupero dalle aziende. In questo modo, la novità segna un’inversione di rotta rispetto alle vecchie regole (ribadite dopo la legge di stabilità dalla circolare 1/2014 del ministero dell’Ambiente) che davano ai Comuni la facoltà di prevedere sconti per i produttori di questi rifiuti, senza arrivare all’esenzione totale. Se il correttivo sarà confermato, i Comuni dovranno rivedere i propri piani finanziari, salvaguardando l’obbligo di copertura quasi integrale dei costi del servizio e cambiando la redistribuzione del carico tributario a sfavore delle altre utenze. Il decreto, infine, riscrive il presupposto della Tasi, escludendo espressamente i terreni agricoli dal pagamento del nuovo tributo: l’esclusione si estende per analogia ai terreni incolti, per evitare di ripetere gli inciampi vissuti nel 2012 dall’Imu al debutto, e dovrebbe “salvare” dai versamenti anche i proprietari di aree edificabili coltivate, che in base alla legge di stabilità l’Economia aveva ritenuto soggette al tributo (nelle risposte a Telefisco esaminate sul Sole 24 Ore del 4 febbraio).
La riscossione
Il decreto corregge poi un altro errore della legge di stabilità, e chiarisce che la Tasi si potrà pagare solo con F24 o bollettino postale, come avviene per la Iuc. Nulla si dice, invece, sull’obbligo per i Comuni di «pre-compilare» i modelli da inviare ai contribuenti, previsto dalla legge di stabilità ma ritenuto solo facoltativo dalle bozze di decreto attuativo per le forti difficoltà di applicazione. Chi si aspetta un chiarimento legislativo che cancelli l’obbligo “ufficiale” di precompilazione sembra destinato a rimanere deluso, ma del resto sarebbe stato difficile inserire una norma del genere pochi giorni dopo che il neo-premier Matteo Renzi ha rilanciato in Parlamento il progetto di dichiarazioni dei redditi precompilate.
Gli altri strumenti di pagamento, compresi Mav e Rid, si potranno usare invece per la Tari, la cui riscossione potrà essere svolta ancora dai soggetti che nel 2013 erano affidatari della gestione dei rifiuti o dell’«accertamento della Tares». La nuova regola precisa che l’affidamento può continuare «fino alla scadenza del contratto», correggendo così l’indeterminatezza della legge di stabilità: non vengono espressamente citati i soggetti che nel 2013 riscuotevano Tarsu e Tia (perché la Tares è stata applicata in pochissimi Comuni), ma la regola si dovrebbe estendere per analogia anche a questi casi. Un chiarimento arriva poi per i consuntivi 2013 che, come annunciato devono conteggiare l’Imu al netto della quota riversata nei fondi di solidarietà.