Per Matteo Renzi gli esami non finiscono mai. Superato con slancio – almeno stando alle prime proiezioni di ieri – il test delle europee, per il premier è già ora di rimettersi al lavoro sui dossier interni. Che, anche a causa dello stand-by imposto all’attività di governo nelle ultime settimane di campagna elettorale, si annunciano corposi. Il primo atto potrebbe esserci già giovedì con il varo in Consiglio dei ministri di alcuni decreti attuativi della delega fiscale. Almeno stando alla road map renziana che vede in maggio il mese consacrato alla riforma del fisco.
Se possibile l’agenda di giugno si presenta ancora più fitta. Sia per il possibile varo del primo decreto crescita del nuovo esecutivo, incentrato sul taglio della bolletta energetica e sull’irrobustimento dell’Ace per incentivare gli aumenti di capitale, sia perché dovrebbe terminare la consultazione pubblica sulla riforma della Pa. È fissato al 13 giugno il Cdm per il via libera al disegno di legge delega per l’istituzione del ruolo unico della dirigenza (magari esteso in un secondo momento a regioni e Ssn), l’abolizione del trattenimento in servizio che garantirebbe una staffetta generazione a favore di 10mila giovani, l’introduzione della mobilità obbligatoria.
In contemporanea un’altra partita importante si giocherà invece al Senato sulle riforme istituzionali: riduzione dei parlamentari, nascita del Senato delle autonomie non elettivo, riforma del titolo V, soppressione del Cnel. Nelle intenzioni del presidente del Consiglio il via libera dell’aula di Palazzo Madama dovrebbe arrivare intorno al 10 giugno. Affinché ciò accada è necessario che Forza Italia metabolizzi il risultato di ieri e decida se appoggiare comunque la riforma renziana. Un discorso che vale ancora di più per l’Italicum, che Fi ha contribuito ad approvare alla Camera nei mesi scorsi. In discussione c’è soprattutto la soglia del 37% sotto la quale si va al ballottaggio, che ora potrebbe risultare irraggiungibile per il centrodestra, vecchio o nuovo che sia. Da qui il possibile ripensamento dei forzisti a favore di un rafforzamento del proporzionale senza doppio turno.
Sempre a giugno è attesa la riforma della giustizia. Con un nuovo scenario che si profila all’orizzonte, almeno per quella penale. L’arretramento di Forza Italia, abbinato alla conferma del M5S, potrebbe ora consentire la nascita di un asse trasversale per la reintroduzione del reato di autoriciclaggio e per l’inasprimento delle pene per il falso in bilancio. Con buona pace delle riserve di Angelino Alfano e dei suoi.