02.12.2024

Report di sostenibilità a due vie

  • Italia Oggi

Nella rendicontazione di sostenibilità c’è una risorsa in più a vantaggio delle imprese. Si tratta del principio della doppia rilevanza (o materialità), per il quale le aziende sono chiamate a valutare impatti e rischi dei cosiddetti criteri Esg, sia dall’interno (sui propri risultati) sia verso l’esterno (sull’ambiente e la società). Non un semplice obbligo, quindi, ma una leva strategica da cui far partire il rilancio.

È stato il decreto legislativo 125/2024, che recepisce la direttiva (Ue) 2022/2464, a introdurre il nuovo approccio alla rendicontazione di sostenibilità (Csrd) per le imprese italiane: il principio di doppia rilevanza o materialità, appunto.

Come stabilito dall’art. 3, comma 1, le imprese soggette all’obbligo devono fornire informazioni che consentano di comprendere sia “l’impatto dell’impresa sulle questioni di sostenibilità” (materialità d’impatto o inside-out), sia “il modo in cui le questioni di sostenibilità influenzano l’andamento, i risultati e la situazione dell’impresa (materialità finanziaria o outside-in).

Il concetto di doppia rilevanza: una visione a 360 gradi. Il criterio della doppia rilevanza si fonda su due prospettive complementari: da un lato, le imprese devono rendicontare il proprio impatto sulle questioni di sostenibilità; dall’altro, devono valutare come le stesse questioni influiscano sul loro andamento, risultati e situazione economica. Il perimetro di analisi deve coprire tutte le attività aziendali, includendo anche i rapporti con la supply chain e l’intero ciclo di vita dei prodotti (per esempio, l’assessment del ciclo di vita).

Diventa essenziale misurare sia gli impatti negativi, stimandone la probabilità di accadimento, sia i potenziali effetti positivi derivanti da determinate scelte o comportamenti.

Questi risultati saranno raccolti in un report finale che dovrà essere caratterizzato da una narrativa chiara, concisa ed efficace. Il documento dovrà evidenziare le strategie adottate, i principali rischi e le opportunità affrontati o generati, oltre ai risultati ottenuti, integrando il tutto con i principali indicatori di prestazione utilizzati.

Rilevanza d’impatto: approccio inside-out. Questo approccio si focalizza sugli effetti che le attività aziendali generano sull’ambiente e sulla società. È un processo che richiede alle imprese di analizzare in modo approfondito le conseguenze delle loro operazioni, come l’uso delle risorse naturali, le condizioni di lavoro dei dipendenti e l’impatto sulle comunità locali.

Non si tratta solo di identificare i rischi, ma anche di assumere un ruolo attivo nella gestione responsabile degli impatti. Il metodo, spesso indicato come “inside-out”, evidenzia che possono esserci rischi e opportunità finanziarie non necessariamente legati agli impatti diretti dell’impresa. L’Esrs 1, ossia uno dei nuovi standard, stabilisce che le aziende adottino criteri chiari e oggettivi, basandosi su soglie sia quantitative che qualitative per valutare la rilevanza degli impatti, considerando la “gravità” degli stessi e, per gli impatti potenziali, anche la loro “probabilità”.

Rilevanza finanziaria: approccio outside-in. Se la rilevanza d’impatto si concentra su come le attività aziendali influenzano il mondo esterno, la rilevanza finanziaria, definita anche “outside-in”, ribalta la prospettiva, ponendo l’accento sui fattori esterni che possono condizionare le capacità dell’azienda di generare valore economico. In questo caso, l’attenzione è rivolta ai rischi e alle opportunità legati a fattori esterni, come i cambiamenti climatici, le nuove normative ambientali o le trasformazioni sociali, e al modo in cui questi possono influenzare la competitività, i ricavi e la continuità operativa dell’impresa.

Questo approccio amplia la tradizionale analisi dei rischi finanziari, integrandola con la crescente rilevanza dei fattori Esg. Le imprese devono misurare la rilevanza finanziaria utilizzando soglie adeguate, quantitative e qualitative, per valutare gli effetti sui risultati economici, sulla posizione finanziaria, sui flussi di cassa, e sull’accesso e costo del capitale.

Rischi e opportunità sono inoltre esaminati in base alla probabilità di verificarsi e alla possibile entità delle loro conseguenze finanziarie nel breve, medio e lungo termine.

Questo duplice approccio, sancito dall’art. 19-bis della direttiva Csrd e trasposto nel dlgs 125/2024, supera il precedente orientamento basato su un reporting prevalentemente descrittivo, portando a una rendicontazione più analitica e integrata.

Secondo Assonime (cfr. Circ. n. 21/2024), la doppia rilevanza richiede una valutazione sistematica degli impatti diretti e indiretti dell’attività aziendale, sia lungo la catena del valore sia in relazione ai principali stakeholder. Questo approccio consente di identificare con precisione i rischi e le opportunità legati ai fattori Esg, guidando così strategie aziendali più consapevoli e resilienti.

Impatto esterno e rilevanza finanziaria: due facce della stessa medaglia. La rendicontazione basata sulla doppia rilevanza implica una duplice chiave di lettura.

Da una parte, le imprese devono evidenziare gli effetti delle loro attività su ambiente, società e governance, adottando metriche che riflettano l’impatto reale delle operazioni aziendali.

Dall’altra, devono analizzare come i rischi e le opportunità legati alla sostenibilità influenzino il loro modello di business e la loro redditività nel breve e lungo termine. Per esempio, un’azienda manifatturiera potrebbe rendicontare il proprio impatto ambientale in termini di emissioni di CO2 lungo la filiera (rilevanza esterna), ma anche spiegare come la transizione energetica e le normative ambientali influiscano sui costi di produzione e sulle decisioni di investimento (rilevanza finanziaria).

La catena del valore: un confine sempre più ampio. Un aspetto fondamentale del criterio della doppia rilevanza è l’estensione della rendicontazione oltre i confini aziendali. Le imprese devono prendere in esame l’intera catena del valore, inclusi fornitori, partner e clienti, per analizzare gli impatti diretti e indiretti delle loro attività.

Questo obbligo, pur ambizioso, rappresenta una sfida significativa per molte aziende, soprattutto quelle che operano in settori complessi o con filiere globali. Tuttavia, la trasparenza sui rischi e sugli impatti lungo la catena del valore è determinante per costruire un modello di business resiliente e sostenibile.

Oltre a essere un requisito normativo, la doppia rilevanza offre alle imprese un’opportunità strategica. Analizzare il proprio impatto e i rischi legati alla sostenibilità permette alle imprese di anticipare le evoluzioni del mercato, rafforzare la propria reputazione e attrarre capitali orientati alla responsabilità sociale. Le organizzazioni più innovative possono trasformare questi obblighi normativi in un’opportunità strategica, utilizzando la rendicontazione Esg per sottolineare il loro impegno verso uno sviluppo sostenibile.

Sfide operative e soluzioni. La complessità della doppia rilevanza pone alle imprese numerosi ostacoli operativi, dalla raccolta dei dati lungo la catena del valore alla definizione di metriche coerenti con gli standard Esrs. Assonime propone alcune soluzioni pratiche, come l’adozione di tecnologie digitali per il monitoraggio dei dati Esg, la formazione del personale e la creazione di team multidisciplinari dedicati alla sostenibilità.

L’integrazione della sostenibilità nei processi aziendali non è solo una necessità normativa, ma una trasformazione culturale che richiede il coinvolgimento di tutte le funzioni aziendali, dal management alla produzione.

La doppia rilevanza non è solo un concetto normativo, ma un principio guida per costruire un futuro più sostenibile. Le imprese che abbracciano questa visione hanno l’opportunità di ripensare il proprio ruolo nel mercato globale, bilanciando la creazione di valore economico con la responsabilità ambientale e sociale.