11.05.2015

Record di rate e bollette non pagate

  • Il Sole 24 Ore

Ha raggiunto la cifra record di 56,2 miliardi e non accenna a diminuire il totale di bollette e rate non pagate nel 2014. Un ammontare – comparabile a quello di una manovra economica – quasi quadruplicato dal 2007 a oggi e in crescita del 16% rispetto al 2013. In tutto sono 40,6 milioni le pratiche affidate alle società di recupero, in aumento del 4% rispetto all’anno precedente, come dimostra la fotografia scattata da Unirec, l’Unione nazionale delle imprese a tutela del credito, in collaborazione con Il Sole 24 Ore, che verrà presentata giovedì a Roma.
Recuperare quelle somme diventa di anno in anno sempre più difficile: nel 2014 solo il 17,2% dei debiti arretrati, pari a 9,6 miliardi, è stato saldato, con un tasso medio di successo in calo di 14 punti rispetto al 2007.
«Ancora una volta – spiega Gianni Amprino, presidente di Unirec – i dati sono lo specchio dell’economia del Paese: raccontano la difficoltà delle famiglie a onorare gli impegni e delle aziende a corto di liquidità. Recuperando quelle somme il nostro settore contribuisce alla tenuta del sistema-Italia e impedisce che il costo del mancato incasso si trasferisca sui consumatori con un aumento delle tariffe o dei costi».
La tendenza dovrebbe proseguire anche quest’anno, con un aumento delle masse gestite, stimato tra il 7 e il 10%, oltre i 60 miliardi e un numero di pratiche intorno ai 44 milioni. Il tasso di recupero dovrebbe invece invertire il trend attestandosi al 19% circa.
Nel 2014 i debiti si accumulano sempre di più, tanto che il ticket medio è cresciuto dell’11% in un anno a quota 1.385 euro. Nove pratiche su dieci (88%) riguardano rate e bollette non saldate dalle famiglie, che hanno lasciato in arretrato ben 44,8 miliardi. Il restante 12% sono invece i debiti “dimenticati” delle imprese, che nel 2014 ammontano a 11,4 miliardi. Le rate non saldate del mutuo e di prestiti contratti da banche, finanziarie e società di leasing rappresentano il 72% delle somme da recuperare con un importo medio che supera i 2mila euro.
Le somme più difficili da recuperare sono quelle del settore bancario-finanziario: sui 39 miliardi di debiti scaduti (e 16,9 milioni di pratiche), infatti, il 67% è rappresentato da crediti molto datati per i quali è scaduto il cosiddetto “beneficio del termine”. Questo significa che i debitori sono tenuti a rimborsare l’intero ammontare del prestito in un’unica soluzione. Qui il ticket medio è pesante e ammonta a 6mila euro. È rimasto invece stabile come numero di pratiche (19,1 milioni), ma ha registrato una riduzione degli importi affidati, il settore delle utilities e delle tlc. Qui spicca, però, un aumento del 13% del numero di utenze cessate e non pagate.
Come nel 2013 circa la metà dei crediti affidati si concentra in quattro regioni: Sicilia, Campania, Lombardia e Lazio. A sorpresa, però, la maglia nera del recupero spetta alla Valle d’Aosta, dove solo il 12% dei debiti arretrati viene saldato. Tra le regioni con maggiori volumi da gestire e un tasso di recupero al di sotto della media spiccano invece Calabria (14,1%), Sardegna (14,6%) ed Emilia-Romagna (15,9%). A registrare la migliore performance di recupero (28,5%) è invece il Friuli Venezia Giulia, seguito da Lazio e Lombardia.
Le difficoltà di recupero si riflettono anche nella performance del settore che conta oltre 19mila addetti. Nel 2014 i ricavi sono cresciuti a 573 milioni (+0,3%), mentre gli utili hanno subìto un’ulteriore erosione del 5 per cento. Il futuro del comparto si gioca ora su due sfide: «Da un lato – sottolinea Amprino – puntiamo a un riconoscimento della figura professionale dell’agente domiciliare, dall’altro intendiamo continuare a importare il nostro modello di recupero, già ampiamente testato dai committenti privati, anche alla Pubblica amministrazione».
Negli ultimi anni sono infatti oltre 400 i Comuni che hanno avviato una collaborazione con Unirec. Il margine di manovra resta ampio: secondo uno studio di Kpmg una razionalizzazione nella gestione del credito porterebbe benefici pari a 5,2 miliardi all’anno. Un “tesoretto” non di poco conto in tempi di casse sempre più vuote.