05.11.2024

«Imprese, proprietà italiana per restare competitivi»

  • Il Corriere della Sera

«L’Italia sta perdendo la sua base industriale ed è un grande dispiacere. Stiamo assistendo alla chiusura e al ridimensionamento di fabbriche italiane controllate da importanti gruppi come Bosch ed altri, con perdite di posti di lavoro e un declino della nostra capacità manifatturiera. Il problema è che quando queste aziende sono di proprietà straniera, le decisioni vengono prese altrove e l’Italia diventa una periferia», afferma Vito Pertosa, 65 anni, fondatore, presidente e Ceo di Angel Holding, la società di Monopoli che controlla tra l’altro Mermec, leader mondiale della diagnostica ferroviaria.

Ha citato l’esempio della tedesca Bosch, che a Bari tra esodi e cassa integrazione ha perso mille dipendenti.

«È frustrante vedere quello che sta succedendo. La fabbrica Bosch di Bari era leader mondiale nei motori diesel, grazie alla tecnologia “common rail” brevettata da un fisico barese. Questo impianto impiegava 1.800 persone e ha beneficiato di fondi dalla Regione Puglia per la ricerca e sviluppo. Ma ora che l’industria automotive è in crisi per la transizione ai veicoli elettrici, Bosch ha dato priorità agli stabilimenti tedeschi. Questo è un modello ricorrente: la proprietà straniera spesso porta a decisioni strategiche che non sono nell’interesse dell’Italia, per difendere impianti e posti di lavoro nel Paese di origine».

Che cosa suggerisce?

«Dobbiamo continuare meglio sul golden power per proteggere le imprese strategiche. Abbiamo bisogno di più capitale per sostenere le aziende attraverso fondi pubblici e credo che la Cassa Depositi e Prestiti ed altri strumenti che il governo sta mettendo in campo possano svolgere un ruolo cruciale. Tutto questo però non basta se non c’è stabilità politica. Perciò abbiamo bisogno di riforme».

Qual è la priorità?

«Abbiamo disperatamente bisogno di un governo che possa durare un intero mandato di 5 anni per dare stabilità alle imprese. Io sostengo il premierato, ma con il doppio turno. Abbiamo anche un problema di classe dirigente. Potremmo cominciare dal migliorare la qualità dei nostri parlamentari. È sconcertante che non ci siano qualifiche reali richieste per essere eletti. Perché in un’azienda che assume un autista di un camion chiediamo se ha la patente C, che veicoli ha guidato, per quanti anni, eccetera, mentre per chi entra in Parlamento contano solo i voti che uno sarebbe in grado di portare? Abbiamo bisogno di persone esperte, anche con esperienza industriale. Come possiamo prendere decisioni valide se i nostri rappresentanti non hanno una comprensione di base dell’industria?».

A livello economico, quali interventi auspica ?

«Le riforme facilitano anche le scelte strategiche, come il ritorno al nucleare per l’energia, mobilità sostenibile e infrastrutture. E puntare sullo spazio, che non riguarda solo l’esplorazione».

Angel ha investito sui satelliti, con l’azienda aerospaziale Sitael, guidata da sua figlia Chiara.

«Lo spazio ha benefici tangibili per la nostra vita quotidiana: dall’agricoltura di precisione al monitoraggio dell’efficienza energetica negli edifici, le tecnologie spaziali sono essenziali. L’Italia è stata un pioniere ma siamo rimasti indietro. Dobbiamo investire pesantemente nella nostra industria spaziale, sia attraverso la Cdp che con fondi dedicati. Dobbiamo smettere di dipendere dalle aziende straniere e costruire un’infrastruttura satellitare europea. Affidarsi alla Starlink di Elon Musk potrebbe essere pericoloso».

Che impatto ha sulla nostra manifattura il rallentamento della Germania?

«La frenata tedesca è preoccupante e ci fa male, ma presenta anche opportunità: stiamo investendo in Germania e in Francia perché la crisi spinge a investire in infrastrutture, il settore dove noi operiamo. Detto questo, è vero che le prospettive a breve termine sono difficili, ma la nostra forza risiede nelle imprese di medie dimensioni. Sono flessibili, innovative e rappresentano la spina dorsale della nostra economia. Per questo il governo deve supportarle».