Un indice che rappresenti in un unico valore lo stato di salute delle società di capitali attive nell’industria. A svilupparlo è stato il centro studi di Confindustria Brescia — territorio industriale per eccellenza — in collaborazione con l’università Cattolica del Sacro Cuore. L’indicatore — sottolinea il presidente degli industriali bresciani, Giuseppe Pasini — può essere applicato a tutte le imprese manifatturiere, in ogni territorio.
Il nuovo indice si chiama ISM, Indice sintetico manifatturiero. Per elaborarlo si è partiti dall’analisi dei bilanci di 2.905 società di capitali manifatturiere bresciane, capaci di produrre un fatturato complessivo di 34,5 miliardi di euro e un valore aggiunto pari a 8,6 miliardi. Alla fine la performance di ciascuna società è stata rappresentata da un unico punteggio, capace di sintetizzare lo stato di salute economico-finanziaria. Il «rating» può oscillare tra zero e uno: vicini a zero la possibilità di dissesto aziendale è alta, vicini a uno, al contrario, la salute dell’azienda è massima. In base a questo punteggio a ogni azienda può essere assegnato un rating: A1, A2, B1, B2, C1, C2, D1, D2.
Delle quasi tremila società bresciane passate ai raggi X, alla fine solo l’1,2% nella fase pre-Covid, quindi nel 2019, aveva un rating D. Ora il punto è: quante si troveranno in questa situazione nel corso di quest’anno? Non avendo ancora a disposizione i bilanci del 2020, il gruppo di lavoro creato da Confindustria Brescia si è dovuto limitare a fare delle stime, legate a tre scenari con tre diversi livelli di gravità. Bene, nel peggiore le aziende con un rating D saranno il 37,3%, in quello intermedio il 16,4%, il 4,5% nel migliore. L’indagine mette anche in evidenza la performance dei settori. Come era prevedibile a reggere meglio di tutti sono l’alimentare e il chimico-farmaceutico, che non si sono mai fermati, e le grandi imprese.
Sebbene le prime stime per il fatturato del made in Brescia nel 2020 siano orientate a un calo dell’11% circa nel 2020, l’intensità della crisi risulta significativamente inferiore rispetto a quella sperimentata nel 2009, quando il volume d’affari dell’industria locale subì un calo del 30% circa, con punte anche superiori al 50%. D’altra parte il sistema industriale (non solo quello bresciano) si è affacciato a questa crisi più attrezzato rispetto al 2008: nel 2019 il rapporto tra mezzi propri e il totale delle attività si è attestato al 44,8% nei confronti del 29,8% rilevato nel 2008.
L’indice sarà presentato all’interno del sistema di Confindustria e sarà messo a disposizione delle altre territoriali. «ISM rappresenta uno strumento di alto livello, innovativo e fondamentale per le nostre aziende associate, che grazie ad esso potranno affrontare il futuro con una maggiore consapevolezza della loro situazione economica e patrimoniale», spiega la ratio dell’iniziativa il presidente di Confindustria Brescia Giuseppe Pasini —. La recente crisi legata alla pandemia da Covid-19 ci ha insegnato quanto questi aspetti siano fondamentali, a maggior ragione in un decennio come quello che ci attende».