L’emergenza Covid porta gli operatori a studiare nuove strategie di rafforzamento delle aziende in target: è quanto emerso dal convegno annuale di Aifi, l’associazione del private equity e venture capital, organizzato in collaborazione con Kpmg e svoltosi a Milano. Un’indagine condotta fra gli operatori ha visto il private equity dichiarare che nei prossimi mesi si concentrerà soprattutto su strategie di add-on (65%), cioè di acquisizione di società da parte delle target già in portafoglio, mentre il venture capital rifocalizzerà i piani delle startup (63%) e il private debt punterà sulla rinegoziazione dei covenant originari (79%).
Il 43% degli operatori di private equity aumenterà nei prossimi mesi la reportistica verso gli investitori con aggiornamenti più frequenti e dettagliati, con un capitolo specifico dedicato alla valutazione dell’impatto Covid-19, su liquidità, financials e attese di chiusura dell’anno. I venture capitalist hanno spiegato che le loro target hanno subìto un maggiore impatto legato alle vendite (89%), alla raccolta di capitale (53%) e al rapporto con i clienti e fornitori (26%). Inoltre il 63% degli operatori di private debt afferma che l’impatto sul rischio di default delle aziende finanziate sarà un incremento compreso tra l’1 e il 10%, mentre soltanto il 5% ritiene possa essere compreso tra il 20 e il 40%.
«I numeri mostrano come l’emergenza Covid-19 possa essere vista anche come un’opportunità per consolidare, grazie agli add-on, le proprie target permettendo così di diventare più forti e capaci di affrontare il mercato non solo italiano ma internazionale» ha detto Innocenzo Cipolletta, presidente di Aifi. «Consolidare, guardare a nuovi mercati, studiare strategie differenti sono alcuni degli ingredienti che i nostri soci hanno messo in campo per affrontare in maniera responsabile e costruttiva questi mesi, con l’obiettivo di lavorare ancora di più e meglio a fianco delle proprie aziende in portafoglio».