Il progetto di dichiarazione, circolato ieri qui in Lussemburgo dove si svolgeva un Consiglio affari esteri, non è particolarmente concreto o innovativo. Van Rompuy mette l’accento sulla necessità di invertire il circolo vizioso tra bassa crescita, rischio di deflazione e disoccupazione elevata. Sostiene quindi la necessità di «usare tutta la flessibilità concessa dal Patto di Stabilità e di Crescita», prevedendo un risanamento differenziato dei bilanci e investimenti per aiutare la domanda.
«L’idea di dedurre gli investimenti dal calcolo del disavanzo è seducente – spiega un alto responsabile europeo -, ma non vedo possibilità per attuarla. L’ipotesi richiederebbe una modifica del Patto, che nessuno vuole». Realistico, il ministro degli Esteri Federica Mogherini ha commentato: in Europa si sta sempre più diffondendo «la consapevolezza della necessità di utilizzare tutti gli strumenti che abbiamo già a livello europeo per investire sulla crescita e sulla creazione di posti di lavoro». Oltre non si può andare.
Van Rompuy propone quindi di sfruttare pienamente il mercato unico, promuovere l’imprenditoria, terminare i negoziati su un accordo di libero scambio tra Ue e Usa entro il 2015. Il presidente del Consiglio europeo dedica nel documento di quattro pagine grande importanza alle questioni sociali, chiedendo sistemi previdenziali giusti, ed energetiche, proponendo l’idea di una unione energetica sulla scia della grave crisi ucraina. L’energia deve diventare una fonte «accessibile», «sicura» ed «ecologica».
Sul versante dell’immigrazione, la dichiarazione – che sarà discussa a livello diplomatico prima di essere approvata dai capi di stato e di governo – sottolinea come i flussi migratori debbano essere gestiti con responsabilità e solidarietà dai Paesi membri. La richiesta italiana di una revisione del Principio di Dublino, che prevede la domanda di asilo nel primo paese di sbarco, non è presa in conto direttamente, ma la lista degli impegni è vaga e potrebbe consentire di perseguire anche questa strada.
Infine, Van Rompuy vuole che nei prossimi cinque anni la nuova Commissione si adoperi per rafforzare il ruolo dell’Europa sul piano internazionale, migliorando il coordinamento tra le diverse politiche estere nazionali; rafforzando la collaborazione nella difesa e nella sicurezza; ed esortando i partner internazionali a discutere delle grandi questioni globali, dai diritti umani alla prevenzione dei conflitti, dalla non proliferazione delle armi nucleari alla gestione delle crisi umanitarie.
La proposta di dichiarazione del presidente del Consiglio europeo omette il tema delicatissimo del rimpatrio delle competenze dal centro alla periferia. Pur di venire incontro alla Gran Bretagna – che rischia di subire una grave sconfitta con la nomina di Juncker alla Commissione a cui Londra si è opposta – Van Rompuy si limita a parlare della necessità di gestire l’Unione «in linea con i principi di sussidiarietà e proporzionalità», assicurando «un dialogo effettivo con i parlamenti nazionali».
È forte il desiderio dei Paesi a guida socialista di ottenere un riorientamento della politica economica verso la crescita dal loro appoggio al popolare Juncker nella corsa alla Commissione. L’aspetto più concreto della dichiarazione preparata da Van Rompuy riguarda il rilancio degli investimenti. L’idea conviene anche alla Germania che così forse potrebbe evitare acquisti di debito da parte della Banca centrale europea nel tentativo di sostenere la domanda e lottare contro la deflazione.