15.10.2015

Poste Italiane, l’offerta già coperta

  • Il Sole 24 Ore

L’offerta pubblica di vendita di Poste Italiane è appena partita, ma già si sente l’esigenza di fare i primi bilanci. La notizia che viene rilanciata con insistenza in questi giorni, da martedì sera alla mattinata di ieri, è il fatto che le prenotazioni degli investitori istituzionali e dei risparmiatori hanno già consentito di coprire l’intera offerta, pari a 453 milioni di azioni più altri 45 milioni di titoli a disposizione della greenshoe, quella quota fornita alla banche del consorzio per coprire esigenze di sovrallocazione. Il risultato raggiunto in nemmeno tre giorni di offerta è sicuramente positivo e incoraggiante. Ma al momento non eccessivamente significativo.
Il fatto che ci fosse un forte interesse del mercato, soprattutto dall’estero, per operazioni come l’Ipo di Poste non è una novità: la vera questione di fondo resta il prezzo che le banche del consorzio di collocamento (Banca Imi, Unicredit Mediobanca, Citigroup, Bofa Merrill Lynch, Goldman Sachs, Morgan Stanley, Credit Suisse, Jp Morgan, Ubs) riusciranno a spuntare per massimizzare l’incasso del ministero dell’Economia.
Stando alle prime indicazioni che arrivano, gli ordini presentati dagli investitori istituzionali sono a vari livelli di prezzo rispetto alla forchetta proposta dal ministero dell’Economia, che oscilla tra 6 e 7,5 euro. Le offerte per ora sono concentrate nella parte bassa del range, tra 6 e 6,5, forse qualche ordine arriva a 6,7-6,8 euro. Un prezzo che colloca la valutazione di Poste Italiane sotto i 9 miliardi, mentre lo Stato venditore vorrebbe ottenere una valutazione maggiore, spostando il più possibile l’incasso verso 3,7 miliardi (2,9 miliardi l’incasso con un prezzo di vendita a 6 euro), che corrisponde più o meno al prezzo di 7,5 euro (bisogna però ricordare che dall’incasso vanno scalate le commissioni riconosciute al consorzio di banche).
Va detto, in ogni caso, che questa dinamica è abbastanza normale all’inizio di un periodo di offerta. Gli investitori istituzionali più importanti in genere si muovono soltanto all’ultimo momento: quando la domanda comincia a crescere, è evidente che chi vuole rientrare nell’assegnazione dei titoli deve offrire un prezzo più alto, per cui il prezzo marginale influenza l’esito dell’offerta (visto che in caso di domanda elevata gli ordini a prezzi più bassi vengono esclusi dal book). La privatizzazione di Poste inizierà a diventare veramente intrigante se l’offerta comincerà ad essere coperta due o tre volte: allora sì che l’aspirazione a massimizzare l’incasso può prendere corpo. Ma bisogna aspettare la fine di questa settimana o l’inizio della prossima per capire come sta andando veramente l’operazione.
È evidente che il mercato cerca di tenere più possibile il prezzo basso, anche perché in questo caso il dividend yield promesso da Poste, ovvero il rendimento dei dividendi distribuiti, sale. Se si vende a un prezzo per azione di 6 euro, il rendimento supera il 5% e si avvicina al 6 per cento. Al contrario, a 7,5 euro il dividendo yield attesta poco sotto il 5 per cento.
Altro aspetto importante da capire sarà la qualità degli investitori: ovvero quanti fondi di lungo periodo si sono prenotati e la loro incidenza rispetto al book. La loro presenza è importante perché può dare stabilità al titolo quando Poste sarà quotata in Borsa.
Non è invece da sottovalutare il dato in base al quale anche la quota offerta ai risparmiatori, pari al 30% dell’offerta complessiva al netto della greenshoe, è già stata coperta. Considerando infatti che il genere la vendita dei titoli allo sportello durante un’Ipo entra effettivamente nel vivo nel secondo giorno di offerta, il risultato è sicuramente molto buono.
«Restiamo un’azienda fortemente sociale. L’ingresso in Borsa sarà un ulteriore servizio per i cittadini». Lo ha sottolineato ieri Luisa Todini, presidente di Poste Italiane.
«Poste ha oltre 150 anni di storia e si racconta con la storia – ha aggiunto -. Ora ne scriviamo un altro pezzo. È un’operazione che racconta il futuro. Questo è un pezzo d’Italia, chi avrà in mano azioni di Poste sarà protagonista dell’Italia. Ogni giorno attraverso le nostre operazioni i clienti, oltre 33 milioni, dimostrano di credere in Poste».