Piena convergenza sulla necessità di procedere senza indugi alla riforma del Titolo V della Costituzione, da accoppiare, magari, a un’opera rapida di snellimento di un impianto normativo complicato come quello italiano che non abbisogna di ulteriore regolamentazione. Tanto che l’attesa circolare esplicativa del ministero del Lavoro destinata a rendere più chiara la nuova legge 78/2014 in materia di contratti a termine e apprendistato a imprese e professionisti, se arriverà sarà senza fretta.
«La sollecitazione che arriva sul tema della riforma del Titolo V da voi consulenti – ha sottolineato Poletti – è importante anche perché con la crisi questo tema è un po’ sfumato. C’è, anzi, il rischio che oggi una questione come questa passi per una sfida tra centralisti e federalisti, catalogabile come uno scontro per il potere. È un bene che si discuta, invece, dei suoi effetti». In quest’ottica il ministro ha accettato il ruolo di «primo firmatario morale» del manifesto sulla semplificazione che gli è stato presentato dal presidente della Fondazione Studi dei consulenti del lavoro, Rosario De Luca e, a proposito di Irap il ministro ha aggiunto che deprime le imprese ad alto tasso di occupazione e quindi è un tema che va affrontato nello specifico e «su questo credo che la disponibilità del Governo ci sia tutta».
Alle sollecitazioni del presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine, Marina Calderone, che nel corso della mattinata aveva spiegato quanto per i professionisti (ma non solo) sia «un compito difficile e complicato confrontarsi con norme di un legislatore che molto spesso mette alla prova non solo la nostra capacità professionale, ma anche le nostre coronarie», Poletti ha replicato ricordando quanto l’Italia sia un Paese complicato da una «una iperregolazione generale, perché abbiamo sostituito la responsabilità individuale con le regole», dicendosi «convinto che bisogna drasticamente procedere nella direzione opposta». Il ministro ha ribadito la necessità di abbinare l’attività normativa con le infrastrutture organizzative: «se non facciamo un’Agenzia nazionale per il lavoro – ha detto – non si va avanti. Dobbiamo cambiare radicalmente se vogliamo un mercato del lavoro inclusivo».
Sì, dunque, al dialogo e al confronto di merito «partendo proprio dai contenuti della delega, i cui decreti attuativi non saranno fatti chiusi in ufficio. Ascolteremo tutti e ci confronteremo – ha promesso il ministro – ma, finito di ascoltare, la responsabilità di decidere ce la prendiamo tutta».
Il congresso è stato anche il momento dell’orgoglio per una categoria che conta ormai 27.600 iscritti all’albo a 50 anni dall’istituzione dello stesso. «Il 15% del Pil del Paese è prodotto dal mondo delle professioni – ha detto Marina Calderone – che deve guardare ad esse sempre più come terzo polo della rappresentanza. Siamo consapevoli della dimensione sociale del nostro impegno, ognuno di noi è una cellula importantissima».
Nel corso del congresso la presidente ha annunciato anche l’arrivo della busta arancione contenente la posizione previdenziale di tutti gli iscritti e l’approvazione del codice di autoregolamentazione dello sciopero dei consulenti del lavoro (si veda l’articolo in basso). «Abbiamo scelto di far inserire i servizi dei consulenti del lavoro fra i servizi pubblici essenziali – ha sottolineato la presidente – per ribadire l’essenzialità del nostro servizio. Marina Calderone ha inoltre annunciato, stavolta nella veste di presidente del Cup, che sarà tenuto «entro fine anno il primo congresso del Comitato unitario professioni: un appuntamento in cui illustreremo il valore economico di sussidiarietà delle singole professioni italiane, che non sono delle lobby ma dei baluardi di legalità ».