11.03.2015

Pmi, un cantiere incompleto

  • Il Sole 24 Ore

La prima relazione del Garante nazionale per le micro piccole e medie imprese risale all’inizio del 2013. Da allora, su quasi 50 proposte di intervento normativo, oltre due terzi non è stato recepito, è in corso di recepimento o è stato accolto solo in parte: lo stato di attuazione delle misure del governo a favore delle Pmi presenta ancora tanti punti irrisolti, a leggere l’ultima relazione che il garante, Giuseppe Tripoli, ha trasmesso al governo.
In cima alla lista delle incompiute, c’è il disegno di legge per le micro, piccole e medie imprese che, secondo quanto prevede lo Statuto delle imprese, il governo dovrebbe presentare ogni anno. Finora non è mai pervenuto. Così come non sono mai stati introdotte 26 proposte specifiche del garante. Non c’è traccia ad esempio del principio “one in one out”, la detraibilità delle spese per adeguamento a nuove normative in caso di nuovi oneri, né dell’estensione del regime fiscale agevolato per i programmi di rete mediante aumento del limite massimo di utili accantonabili a 2 milioni di euro. Idem per la possibilità di trattenere il Tfr non optato per le aziende con più di 50 dipendenti e per un pacchetto specifico volto a favorire la trasmissione d’impresa agendo sia sul versante fiscale sia sul patto di famiglia.
A metà del guado l’impegno per ridurre i tempi di pagamento della Pubblica amministrazione e l’ampliamento dell’attività delle Agenzie delle imprese, mentre si attende il provvedimento attuativo per far partire i voucher destinati alle imprese che assumono temporary manager collegati a progetti di internazionalizzazione.
Voltando pagina, tra le proposte del garante andate a segno, ci sono il pacchetto per la sicurezza sul lavoro e l’alleggerimento di alcuni oneri ambientali inseriti nel decreto del fare del 2013, lo snellimento di procedure relative ad atti del registro delle imprese (ma solo per startup e Pmi innovative), la reintroduzione dell’obbligatorietà della mediazione civile per alcuni tipi di controversie, la nuova “legge Sabatini” per i macchinari industriali, il potenziamento dell’Ace (aiuto alla crescita economica) e la rivalutazione agevolata degli immobili industriali e degli asset immateriali.
Sono solo alcuni esempi, una parte della relazione del garante pubblicata sul sito del ministero dello Sviluppo economico. Il dossier intende comunque trasmettere un messaggio di forte ottimismo sulle capacità del sistema imprenditoriale italiano basato sulle piccole aziende. Sono oltre 190mila le micro imprese e Pmi che si internazionalizzano, con una proiezione di 211mila al 2016; circa 3.400 le startup innovative, 9.700 le imprese in rete attraverso quasi 2mila contratti definiti al 21 dicembre 2014 (10mila le aziende stimate nel 2015). E poi c’è l’avanguardia: all’incirca 3.500 medie imprese con fatturato compreso tra 15 e 330 milioni e con livelli di produttività superiori ad analoghi competitor di Germania, Regno Unito, Spagna.
La relazione, in una delle schede tematiche, mette poi in evidenza il pacchetto di misure per l’innovazione che ha prima portato alla definizione di «startup innovativa» poi, nell’ambito del decreto su banche e investimenti attualmente all’esame della Camera, anche a quella di «Pmi innovativa». A quest’ultima categoria di aziende, dopo le modifiche già apportate in commissione, potrebbe essere riservato un ulteriore intervento in Aula, dove è atteso un emendamento che introdurrebbe un meccanismo di «dinamizzazione» dei contributi Inps, in base al quale se non ci sono ricavi non si pagherebbe neanche il minimo del cuneo contributivo.