Il differimento
In questo modo imprese e professionisti avrebbero poco tempo per assimilare i chiarimenti, in quanto la scadenza per completare l’istanza di ruling depositata al termine del 2015 coinciderebbe con la fine del mese di aprile. Ecco perché è in arrivo la proroga del termine. Con un ritocco al provvedimento delle Entrate emanato a inizio dello scorso dicembre, sarà corretta la formulazione che prevede l’integrazione della domanda entro i 120 giorni con un allungamento a 150 giorni. In sostanza è una proroga mobile perché i 150 giorni si calcolano dalla data dell’istanza. A conti fatti, chi ha aspettato il 31 dicembre per presentarla avrebbe tempo fino al 30 maggio per integrarla.
Le indicazioni operative
Una boccata di ossigeno che di sicuro aiuterà i soggetti interessati e i loro consulenti impegnati in questi giorni a reperire la documentazione necessaria per sfruttare la detassazione per marchi, brevetti e know how già a partire dall’anno d’imposta 2015. A questo, però, si aggiunge l’attesa per la circolare delle Entrate, da cui si attendono le risposte a diversi dubbi operativi. Tra i punti su cui si dovrebbe concentrare il documento di prassi c’è la precisazione che i costi di ricerca sostenuti saranno considerati per competenza e non per cassa. Quindi se una spesa attiene al2015 non sarà rilevante un eventuale pagamento anticipato o posticipato. Un allineamento quasi dovuto perché la competenza è la regola che guida la fiscalità sulle imprese. Ma non è tutto perché si punta a una semplificazione per chi ha effettuato la tracciatura dei costi di ricerca anche per il passato con la chance del calcolo analitico e non per masse, che consentirebbe di aumentare la leva della detassazione qualora ne derivasse un effetto più conveniente rispetto al calcolo su tutti gli intangible agevolabili. Mentre, come già anticipato su queste colonne il 15 marzo scorso, sul rimpatrio degli intangible dall’estero si potrebbe arrivare a una soluzione interpretativa che consenta di neutralizzare il costo di acquisizione nelle operazioni straordinarie e i trasferimenti di sede. Dovrebbe configurarsi, invece, uno stop in relazione alla possibilità di riportare le perdite di un intangible agevolabile su un secondo intangible, che produce reddito. In questo modo il calcolo resterebbe “concentrato” sul singolo bene.
Le questioni aperte
Per quanto riguarda, poi, gli aspetti su cui restano aperti gli interrogativi, c’è quello dei costi infragruppo. In particolare, la questione si pone quando ci sono più soggetti che hanno partecipano allo sviluppo dell’intangible. Il dubbio riguarda le modalità per attribuire i costi e la loro corretta imputazione che si riverbera anche sulla misura in cui ognuno poi fruirà del patent box.
Giovanni Parente