23.11.2016

Piazza Affari sale con energetici e banche

  • Il Sole 24 Ore

Il Ftse Mib (+1,37%) migliore in Europa – Record per il Dow Jones sopra 19mila punti
Il mondo della finanza è camaleontico. Pronto ad adeguarsi ad ogni situazione per trarne profitto.
In tal senso il «populismo» di Donald Trump, fino a poco tempo fa visto come fumo negli occhi, è diventato un’opportunità d’investimento. Perlomeno nelle sedute successive alla sua elezione quale 45° Presidente degli Usa. Così ieri, nell’intraday, Wall Street è andata oltre i massimi storici: il Dow Jones ha superato la soglia dei 19.000 punti; lo stesso S&P 500 ha oltrepassato il livello di 2.200 punti. Insomma: una bella smentita di chi (quasi tutti) aveva previsto, nell’ipotesi di Trump presidente, scenari nefasti per le Borse. Certo: non è sicuro che l’idillio prosegua. Diversi esperti affermano che c’è troppa euforia. Il P/e di Shiller, ad esempio, è intorno a 27,9 volte contro la media storica di 16,7. Un valore che mostrerebbe, per l’appunto, l’esistenza di una bolla sull’azionario. Ciò detto, però, altri operatori insistono nel sottolineare gli aspetti positivi della «Trumpeconomics». La prevista riduzione delle imposte sui profitti aziendali potrà spingere gli utili per azione.
Non solo: il forte programma d’investimenti darà fiato al settore industriale e delle infrastrutture. Senza dimenticare, poi, i benefici per le banche grazie alla nuova (?) ondata di de-regolamentazione.
Un cocktail che, fin qui, è bastato a spingere Wall Street. E con lei i listini europei. Proprio ieri le principali Borse del Vecchio continente hanno archiviato la seduta al rialzo. La maglia rosa, evento più unico che raro, è stata indossata da Piazza Affari dove il Ftse Mib è salito dell’1,37%. Più piatti, invece, gli altri mercati: da Parigi (+0,41%) a Francoforte (+0,27%) fino a Londra (+0,62%) e Madrid (+0,43%).
A fronte di un simile contesto il signor Rossi, ovviamente, domanda: quali le cause della dinamica nostrana? A ben vedere i settori che hanno maggiormente spinto Piazza Affari sono stati quello assicurativo (+3,05%), il finanziario (+2,18%) e le banche (+2,01%). Senza dimenticare poi, da una parte, le utility (in scia soprattutto al nuovo piano d’impresa di Enel); e, dall’altro, l’Oil&Gas (+1,02%) che ha trovato giovamento nel sostegno impresso dai mercati in mattinata al prezzo del petrolio. In particolare il prezzo del Brent, sui rumors di possibili accordi alla riunione dell’Opec del 30 novembre prossimo a Vienna, è arrivato a quasi a 50 dollari al barile. In chiusura di seduta, tuttavia, le quotazioni hanno ripiegato e l’oro nero in serata viaggiava al ribasso.
Ma non è solamente l’azionario e le commodity. Altro fronte monitorato dagli esperti è quello monetario. Qui il dollaro verso l’euro ha proseguito nel suo momento di forza. La moneta unica, infatti, ha archiviato le contrattazioni praticamente invariata a quota 1,0625. Cioè un valore ben inferiore a quello di inizio novembre quando la divisa di Eurolandia quotava intorno a 1,10. Le cause di questo movimento sono note: gli operatori, da una parte, acquistano asset denominati in dollari scommettendo sulla «Trumpeconomics»; e, dall’altra, considerano ancora sul tavolo l’ipotesi di rialzo dei tassi. Con il che il biglietto verde sale.
Ciò detto, però, non può scordarsi che i progetti di Trump non possono prescidere dall’export e, quindi, dal dollaro debole. Di conseguenza il cambio più favorevole agli Usa diventa un obiettivo obbligato. Se non adesso, certamente nel 2017.
Dal mondo delle monete ai titolo di Stato. Su questo fronte il rendimento del BTp decennale, ieri, ha chiuso al 2,05%. Un valore che, a livello di spread rispetto al Bund, ha implicato il valore di 179 punti base. Il segnale di una conquistata calma anche rispetto al referendum costituzionale del 4 dicembre? Difficile rispondere. Intermonte Advisory, con riferimento all’azionario italiano, indica «che molto è già nei prezzi anche nel caso (non scontato) in cui i sondaggi dicano il vero circa l’esito» della votazione.
Comunque, nel caso di vittoria del No, la reazione emotiva al ribasso avrà vita breve «se verrà trovata una soluzione politica per il dopo voto sufficientemente solida». Diversamente…

Vittorio Carlini