I problemi da risolvere, però, sono ancora diversi. Il primo è decidere quanto spendere per restituire gli arretrati: si parla di una forchetta tra i 3 e i 5 miliardi di euro, contro i 14,6 miliardi al netto della tasse che costerebbe restituire tutto a tutti, mettendo in conto anche il 2015. Dove trovarli? Si farà ricorso a un mix di coperture: oltre al miliardo e 600 milioni del «tesoretto», le risorse aggiuntive indicate nel Documento di economie e finanze, si attingerà alla spending review, la revisione della spesa pubblica che, dopo una fase di stallo, il governo ha fatto ripartire. Mentre sembra difficile utilizzare adesso, se non in minima parte, i soldi della voluntary disclosure , il rientro dei capitali dall’estero. La procedura per riportare in Italia quei patrimoni si chiude a metà settembre: metterli a copertura di un pagamento da fare in estate potrebbe esporre il governo a nuovi attriti con la Ragioneria di Stato. Mentre sono tutte da individuare le coperture necessarie per il trascinamento della spesa nei prossimi anni. Ma a questo il governo provvederà con la Stabilità, che diventa legge a dicembre.
Il vero lavoro, però, è ridurre il costo dell’operazione già nel 2015. Certo il ricorso agli scaglioni, con rimborsi più generosi per gli assegni più bassi che si riducono mano a mano che l’importo sale. Molto probabile che il rimborso venga azzerato al di sopra di una certa soglia, 3.500 euro lordi al mese. Sul tavolo anche un contributo di solidarietà per le pensioni ancora più alte e una penalizzazione per chi, a parità di assegno, ha meno anni di contributi.