Qualche esempio Un trattamento di 1.500 euro lordi di poco sopra la soglia di sbarramento (1.403 euro, sempre al lordo dell’Irpef ) che le ha negato l’adeguamento Istat per gli anni 2012 e 2013. A gennaio 2012 la sua pensione sarebbe dovuta salire a 1.541 euro. Questo il calcolo per «fasce»: 1.406 per 2,7% (100% Istat) uguale 38 euro, più il 2,43% (90% dell’indice Istat) di 94 euro (differenza tra 3 e 5 volte il minimo), uguale a 3 euro. Pertanto, per l’anno 2012 avrebbe diritto ad un rimborso di 533 euro (41 euro per 13 mensilità). Per l’anno 2013 la pensione sarebbe dovuta salire a 1.588 euro e, seguendo lo stesso ragionamento, avrebbe dovuto ottenere un rimborso di 1.144 euro (differenza tra 1.500 e 1588 per 13 mensilità). In tutto, il risarcimento per il biennio di negata indicizzazione si traduce in 1.677 euro lordi, pari 1.376 euro netti in tasca. Con la rata di agosto verranno rimborsati 708 euro.
Pensione di 1.700 euro. Il risarcimento per il biennio di negata indicizzazione risulta pari a 1.846 euro lordi (1.477 euro al netto dell’Irpef): ad agosto saranno restituiti solo 802 euro. Pensione di 2.000 euro. Anche in questo caso, il credito ammonta a 2.173 euro lordi (1.739 euro netti), ma ad agosto rimborso di 504 euro .
Nuova indicizzazione Il decreto tradotto in legge ieri ha completamente ridisegnato le regole dell’indicizzazione 2012-2013, lasciando l’adeguamento all’inflazione nella misura del 100% alle sole rendite di importo sino a 3 volte il minimo (481 euro nel 2012 e 485 nel 2013) e confermando l’esclusione totale per gli assegni oltre 6 volte il minimo. Invece, tra le tre e quattro volte (1.924 euro) il ricalcolo è stato fatto per il 40% (dell’indice Istat), tra le 4 e 5 volte (2.405 euro) per il 20% e tra le 5 e 6 volte (2.886 euro) per il 10%.
Per le rivalutazioni sul 2014 e 2015 la nuova legge ha limitato al 20% le fasce interessate al trascinamento del ricalcolo previsto per il biennio precedente .