06.12.2023

Patuelli: l’inflazione già al 2%, ragionare sul taglio dei tassi

  • Il Sole 24 Ore

Patuelli: l’inflazione già al 2%, ragionare sul taglio dei tassiBanche. Il presidente dell’Abi: la mossa «sarebbe molto utile per lo sviluppo». Mps? «Le privatizzazioni devono ridurre il debito»Laura SerafiniA Firenze.  Il presidente Abi Antonio Patuelli (centro) con Leonardo Bassilichi, presidente Camera di Commercio di Firenze, e Laura Serafini, giornalista Sole24Ore 

«È arrivato il momento di ragionare sulla riduzione dei tassi di interesse. La mia idea è che dopo aver ragionato sulla non ulteriore crescita dei tassi, oggi dobbiamo cominciare a riflettere sulla riduzione dei tassi di interesse». Il monito alla Bce, affinché si persuada che il momento di iniziare a ridurre i tassi dopo le pause rispetto a nuovi incrementi decise nei mesi scorsi, è giunto ieri dal presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, in occasione dei “Colloqui dell’economia” organizzati dalla Camera di Commercio di Firenze in collaborazione con IlSole24Ore Radiocor.

Secondo il presidente dell’Associazione bancaria la Bce dovrebbe tenere conto dell’andamento di progressiva riduzione dell’inflazione degli ultimi mesi fino al significativo dato di novembre, quando la stima flash di Eurostat ha fotografato l’andamento del caro vita nell’eurozona in progresso del 2,4 per cento. «Il 2,4% significa che siamo all’obiettivo del 2% di inflazione che le banche centrali perseguono con la politica monetaria», ha chiosato Patuelli. «La Bce ha iniziato ad alzare i tassi a luglio e poi sono seguiti aumenti come i gradini di una scala a pioli – ha aggiunto – In seguito la Bce ha fatto autocritica dicendo che si era sbagliata nelle analisi e che era partita troppo tardi. L’obiettivo conclamato è di arrivare a un obiettivo inflazione al 2%, numero che non vorrei diventasse magico. Non vorrei che si arrivi al punto di dover scoprire che le rigidità sono state troppo e ci si debba accorgere che, aspettando troppo, si va a finire sotto al 2 per cento».

L’inizio di una riduzione dei tassi «sarebbe molto utile per la ripresa dello sviluppo – ha detto – per ridurre i rischi di sovraindebitamento di famiglie e imprese e per ridurre i rischi di aumento dei crediti deteriorati». L’auspico di Patuelli, che si intuisce quando afferma che bisogna anticipare i tempi immaginati dalle agenzie di rating per il taglio dei tassi (e cioè la seconda metà del 2024) è che la Bce cominci a ridurre il costo del denaro nel primo trimestre del prossimo anno.

Poi c’è il capitolo sul convitato di pietra di ogni dibattito sull’economia italiana: l’elevato debito pubblico. Il presidente della Camera di Commercio di Firenze, Leonardo Bassilichi, ha fatto notare come i tassi d’interesse siano «più alti in Italia rispetto ad altri paesi europei» a causa del rischio paese determinato dall’incidenza del debito pubblico. «Mi preoccupa avere tassi di interesse più alti in Italia rispetto ad altri paesi europei. Mi preoccupa vedere da un lato grandi disponibilità delle banche a supportare le aziende e poi vedere le imprese che non riescono a raccogliere le disponibilità sui finanziamenti necessari per sostenere lo sviluppo».

Patuelli ha messo in luce come il differenziale competitivo a carico delle imprese non sia più espresso efficacemente dallo spread tra titoli di Stato italiani e quelli tedeschi. «Oggi lo spread con i titoli tedeschi è a 175 punti base; sembra basso rispetto ai picchi che abbiamo visto anni fa – ha chiosato – In realtà noi abbiamo lo spread più elevato di tutti i paesi dell’euro, nemmeno la Grecia è come noi. Il rendimento dei titoli di Btp a 10 anni è 4,06 per cento. La Grecia è a 3,5%, quindi abbiamo 56 punti base di costo del debito più della Grecia. La Spagna 332, Portogallo 297, Francia 288. Germania 203. Paghiamo il prezzo più alto nella Ue su uno stock di debito enorme. Va messo un tetto al debito pubblico avviandone la riduzione».

E, a proposito della prima privatizzazione fatta dal governo con la cessione sul mercato di una quota di Mps, Patuelli ha detto che «è stata molto efficiente dal punto di vista della decisione e della realizzazione di mercato» ma ha poi specificato che le dismissioni vanno fatte per ridurre il debito e non per finanziarie spese correnti (come invece sembra trasparire dalla manovra). «Le privatizzazioni devono ridurre il debito, se facciamo questo e diamo questo segnale si innesca un circolo virtuoso anche nel negoziato europeo, nei confronti dei paesi mediterranei considerati spreconi». Altrimenti «ci mangiamo il capitale». Questo, aggiungiamo noi, mentre lo Stato rinuncia anche a ricchi dividendi.