Tutto inizia a settembre 2011, quando la concessione della Centro Padane sulla Piacenza-Brescia si conclude. La società lombarda si mette in attesa della nuova gara – a cui non partecipa – perché solo con l’arrivo di un nuovo concessionario potrà incassare il «subentro», recuperare cioè quanto investito e ripagare i creditori. Il ministero delle Infrastrutture e Trasporti, però, se la prende comoda, e nei due anni successivi nulla accade. O meglio: il bando di gara viene pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale a metà 2012, ma le lettere di invito tardano.
La Centro Padane si allarma, visto che tra istituti di credito e fornitori ha circa 240 milioni di debiti. A maggio, settembre e novembre dello scorso anno invia al ministero delle diffide. L’ultima è dei primi di gennaio di quest’anno, poi a febbraio il consiglio opta per la causa civile, affidata all’avvocato romano Claudio Guccione. Udienza ad aprile e infine, a settembre, l’ordinanza del tribunale che malgrado l’opposizione dell’Avvocatura dello Stato ingiunge al ministero il pagamento del «subentro» contrattuale, i famosi 244 milioni. Attenzione però: il giudice si limita solo alla fotografia della situazione al termine della concessione, senza tenere cioè conto di interessi, Iva e danni. La somma a carico del ministero potrebbe insomma lievitare ben oltre i 300 milioni.
Ossigeno puro per la Centro Padane, visto che un mese dopo l’ordinanza (lo scorso 22 ottobre) la società è chiamata al rimborso dei debiti con le banche. Si tratta di due prestiti a breve, di 15 e 55 milioni di euro rispettivamente, accesi con Unicredit e con Cassa Depositi e Prestiti. Ce n’è poi un altro a lungo termine (135 milioni), al quale partecipa per un terzo anche la Cariparma del Credit Agricole. Con l’ingiunzione in tasca, il presidente della Centro Padane, l’ex sottosegretario all’Economia, ex presidente della provincia di Brescia e leghista Daniele Molgora, e il direttore generale Alessandro Triboldi, hanno buon gioco nello spuntare una proroga al 30 giugno 2015.
Ma di fronte alla prospettiva di un salasso anche il ministero delle Infrastrutture e Trasporti si mette (tardivamente) in moto, depositando al tribunale civile di Roma un’istanza di revoca dell’ordinanza e puntando così a rovesciare l’onere dell’indennizzo sul prossimo concessionario. Poi, con lo sblocca-Italia, accelera (finalmente) sul fronte della nuova gara. Il 10 novembre sono partite le lettere di invito ai vecchi «prequalificati»: Autostrade per l’Italia, i gruppi Gavio e Toto, gli spagnoli di Sis. Ma è difficile che la corsa contro il tempo possa essere vinta, ovvero che l’aggiudicazione definitiva della concessione della Piacenza-Brescia si possa concludere entro il 3 febbraio prossimo. E se il tribunale confermerà l’ordinanza la prospettiva di vedere a breve gli ufficiali giudiziari pronti a pignorare i fondi del ministero dei Trasporti potrebbe non essere così peregrina.